giovedì 31 marzo 2011

Petrolio, rischi di una impennata dei prezzi e non solo per guerra in Libia.

L' articolo che segue e' del 30 marzo 2011, oggi sabato 2 aprile alle 06,30 i prezzi del petrolio sono Brent 119,12 $/b, WTI 108,42 $/b, ai massimi dal settembre 2008. Un prezzo alto prolungato nel tempo porta verso una recessione economica e un crollo del prezzo stesso, in questo caso pero' essendo il consumo gia' lento nei paesi OCSE e in aumento nei paesi emergenti soprattutto per l' aumento del consumo dei trasporti alcuni particolari di questa situazione sono inediti e le reazioni alla crisi tutte da verificare.Ricordo inoltre che nel novembre 2010 il rapporto IEA 2010 sull' energia aveva annunciato, un po' a sorpresa, che il picco produttivo del petrolio convenzionale era gia' stato toccato e che la produzione non sarebbe piu' cresciuta; il petrolio libico e' del tipo migliore, il piu' adatto alla raffinazione delle benzine;il consumo medio mondiale nel 2010 e' cresciuto dell' 1-2% ed e' tornato sopra i livelli rekord pre-crisi del 2007;il prezzo del Brent dal mese di gennaio era gia' superiore in modo anomalo al prezzo del WTI; nel 2004 dopo un anno dall' inizio della guerra in Iraq si diceva che il prezzo di 40 $/b era dovuto a questa guerra e sarebbe poi tornato almeno a 25 $/b.......

I piani petroliferi di Riad risvegliano l'incertezza
di Sissi Bellomo

La notizia che l'Arabia Saudita intende moltiplicare il numero di trivelle per l'estrazione di petrolio ha diffuso un certo allarme tra gli analisti, suggerendo la possibilità che Riad tema di non riuscire a mantenere a lungo – o addirittura ad accrescere – gli attuali ritmi di produzione, per compensare la perdita del greggio dalla Libia e forse, in prospettiva, da altri Paesi.
A segnalare che alcune società di servizi erano state convocate da Saudi Aramco per concordare un'accelerazione delle attività nel paese è stato Bill Herbert, analista della Simmons & Co. Il suo fondatore, Matt Simmons, scomparso l'estate scorsa, uno dei più noti sostenitori della teoria del picco del petrolio, aveva spesso messo in dubbio le potenzialità dell'industria petrolifera saudita, segnalando che le riserve del paese potrebbero essere "gonfiate" e che comunque la conformazione geologica dei pozzi non avrebbe consentito di accrescere in modo rilevante e prolungato la produzione di greggio.
Secondo Herbert, i sauditi puntano ad accrescere il numero di trivelle da 92 a 118 (+28%) in un anno a partire da giugno. Due big del settore, Halliburton e Backer Hughes, hanno in seguito confermato di aver avuto incontri d'affari in vista di un'accelerazione delle operazioni a Manifa: un giacimento di petrolio pesante, che un tempo Riad contava di avviare nel 2011, ma di cui aveva poi rinviato lo sviluppo, a causa della recessione. I nuovi piani prevedevano che il primo greggio sgorgasse nel 2013, al ritmo di 500mila barili al giorno, mentre la piena produzione sarebbe stata di 900mila bg nel 2024. L'intenzione era quella di utilizzare Manifa per rifornire le future maxi-raffinerie di Yanbu e Jubail, liberando greggio più leggero per l'export. L'accelerazione nello sviluppo potrebbe anche essere legata alla recente firma di un memorandum d'intesa con la cinese Sinopec per la realizzazione di Yanbu.
Ma non tutti condividono una lettura ottimistica. Barclays Capital, ad esempio, osserva in una nota che l'aumento del numero di trivelle «non segnala un prossimo aumento della capacità produttiva, quanto piuttosto il tentativo del regno saudita di accelerare l'attivazione dell'attuale capacità di riserva e di mantenerla».
Stando alle cifre ufficiali, Riad da circa un mese ha accresciuto l'output di greggio da 8 a 9 milioni di barili al giorno, riducendo così a 3,5 mbg la sua capacità di riserva: un "cuscinetto" più che mai prezioso in questo periodo di gravi disordini nel mondo arabo. Se il suo ruolo di "banchiere centrale del petrolio" si rivelasse un bluff, per i mercati sarebbe una tragedia.
Le quotazioni già oggi sono in forte tensione (il Brent ha chiuso a 115,16 $/bbl). L'Agenzia internazionale per l'energia, riferisce il Financial Times, stima che se resteranno su questi livelli l'Opec nel 2011 incasserà per la prima volta più di mille miliardi di dollari.

30 marzo 2011
Fonte www.sole24ore.com


Questo articolo del sole24ore e' di mercoledi' 30 marzo, giovedi' 31 marzo le quotazioni di WTI e Brent sono ai massimi del periodo dopo il crollo dei prezzi del 2008. Rispettivamente 106,89 $/b e 117,25 $/b.
La produzione mondiale e' ormai vicina ai suoi massimi e la guerra libica potrebbe essere sufficiente a rompere l' equilibrio instabile del rapporto domanda-offerta.

mercoledì 30 marzo 2011

Fotovoltaico, la Fiom sul decreto rinnovabili

Decreto sulle fonti rinnovabili
Comunicato Fiom
28 / 3 / 2011

In tutto il Paese si stanno moltiplicando le iniziative a sostegno della richiesta di modificare radicalmente il Decreto che ha bloccato gli incentivi tariffari, oggi in essere, necessari per lo sviluppodelle energie rinnovabili.Tali norme prevedono che solo gli impianti fotovoltaici allacciati alla rete entro il 31 maggio potrannobeneficiare delle tariffe agevolate, nell’attesa che entro il 30 aprile venga approvato un nuovo decretocon le nuove tariffe.

Tutto questo ha generato un’ incertezza tale che di fatto sta bloccando l’interocomparto, si registrano in questi giorni annullamenti di ordini e comunicazioni dagli istituti bancari dimessa in discussione dei finanziamenti e richieste di cassa integrazione o di riduzione del personale,per i dipendenti dell’intera filiera.Una scelta, sbagliata ed insensata, che rischia di bloccare un intero settore, tra i pochi oggi in crescita,che dà lavoro a circa 150.000 persone in Italia, tra lavoratori diretti ed indiretti.Un settore essenziale per contribuire all’approvvigionamento energetico complessivo per ridurre ladipendenza del nostro paese dai combustibili fossili. In una situazione ancor più critica dove, ancheper effetto delle catastrofi mondiali di questi giorni (Giappone e Nord Africa) i programmi energeticibasati su fonti fossili e nucleari hanno mostrato tutta la loro fragilità per costi, tempi e pericolosità.

Per questo è necessario un nuovo modello energetico e di sviluppo, occorre ripensare un pianoenergetico nazionale complessivo (quindi non solo per i consumi elettrici) che metta al centro l’usorazionale e appropriato di tutte le risorse, a partire da quelle energetiche, privilegiando le fonti pulitee rinnovabili.Questo significa intervenire in ogni settore (della produzione, della distribuzione, dei consumi...) per la massima efficienza energetica, significa innovazione nei cicli produttivi, significa intervenire sullepolitiche industriali, sulla progettazione del ciclo di vita dei prodotti (progettazione, produzione,distribuzione, uso e poi smaltimento e riciclo), significa intervenire sugli impatti ambientali, sulleemissioni, sull’organizzazione della mobilità e della logistica. In sostanza significa cambiare ilparadigma dello sviluppo in tutti gli ambiti, nella organizzazione della produzione, dei consumi, dellavita sociale. Anche di questo siamo interessati, come Organizzazioni Sindacali, a confrontarci con ilGoverno e con le nostre controparti imprenditoriali. Più in specifico, per tornare al Decreto in questione, dopo aver sentito le posizioni di tutte le parti in causa, il Governo, per iniziativa dei Ministri Romani e Prestigiacomo, si è riservato di riformulare unaproposta già a partire da questa settimana.

Riprecisiamo quindi le nostre proposte, che convergono in larga misura anche con quelle di altre associazioni sociali, ambientali e imprenditoriali, mentre non condividiamo la posizione espressa ufficialmente da Confindustria, che sostanzialmente acconsente al ridimensionamento drastico degli incintevi proposto dal decreto. Riteniamo questa posizione miope, non solo per lo sviluppo delle filiere industriali legate alle fonti rinnovabili, ma anche perché non coglie le opportunità di innovazione che potrebbero venire al complesso del sistema produttivo di questo paese.

Per quanto ci riguarda, non è in discussione la necessità di colpire nel modo più fermo speculazioni eabusi che si sono verificati nella gestione attuale e di procedere ad una graduale e progressivariduzione degli incentivi per le fonti rinnovabili, ma questa deve essere fatta con la gradualità e latempistica necessaria per dare certezze alla programmazione delle scelte produttive e degliinvestimenti nel settore.

A questo proposito ricordiamo che una misura di drastica riduzione degli incentivi è stata fatta nel2009 in Spagna, con l’effetto di ridimensionare l’intera filiera della produzione del fotovoltaico in quelpaese.Per questo devono essere riconfermati i termini già stabiliti nel decreto del Ministero dello SviluppoEconomico il 6 agosto 2010, della fine 2013, cancellando qualsiasi tipo di retroattività nella riduzionedegli incentivi.

Successivamente va calibrata la rimodulazione degli incentivi, anche in relazione allo sviluppo dellamaggiore efficienza e riduzione dei costi degli impianti. Per esempio mutuando il modello tedesco, che adotta un sistema flessibile basato su un "corridoio" disviluppo prestabilito, con un meccanismo di adeguamento automatico della “degressione” delletariffe in funzione del volume di mercato. Se il mercato si sviluppa più del previsto, la riduzione dellatariffa diventa più forte ancora.

Se invece il mercato rimane al di sotto del volume programmato, allora la tariffa viene ridotta meno.In ogni caso, i riferimenti di sviluppo prestabiliti per le potenze incentivabili vanno differenziati pertipologia di impianti a seconda della dimensione, della collocazione (a terra o sui tetti) in modo daprivilegiare gli impianti di taglia medio piccola e integrati nel tessuto urbano e industriale. Contemporaneamente, già nel decreto, il Governo dovrebbe mettere in atto azioni per promuovereun maggiore sviluppo e qualificazione della filiera industriale italiana del settore delle rinnovabili, cheavrebbe l’effetto duplice di aumentare una base produttiva e occupazionale italiana e contribuire aduna riduzione dei costi finali per gli impianti da Fonti Rinnovabili, che giustificherebbe una ulterioreriduzione degli incentivi. Infine, per uno sviluppo stabile del fotovoltaico e dell’eolico, sono assolutamente necessari interventie investimenti (in questo caso in capo a Terna) per integrare questi impianti nelle reti di trasmissionee distribuzione.

Tale integrazione, in particolare nelle regioni del sud con grande potenzialità diproduzione e reti spesso inadeguate e sovraccariche, potrà avvenire con la trasformazione delle retiesistenti in “sistemi intelligenti” (le cosiddette “smart grid”), in grado di accogliere l’energia nonprogrammabile e conciliare i sistemi tradizionali di generazione centralizzati con quelli distribuiti, tipicidelle fonti rinnovabili.

FIOM NAZIONALE
Roma, 28 marzo 2011

Fonte www.globalproject.info

martedì 29 marzo 2011

L' Autorita' per l' energia fa propaganda scorretta contro le rinnovabili

Non conosco le cifre esatte ma sono convinto che quello che e' scritto nel pezzo che segue sia falso. Nell' articolo e' scritto testualmente che le tariffe elettriche aumentano del 3% (gli aumenti sono trimestrali, dunque aumentano rispetto al 31 gennaio 2011) a causa degli incentivi alle rinnovabili. Quando il gioco si fa duro......."i giusti" comincino a svegliarsi.....
marco


ROMA - Dal primo aprile le tariffe dell'energia elettrica aumenteranno del 3,9% e quelle del gas del 2%, con un aggravio complessivo sulle bollette di 37,5 euro su base annua per la famiglia tipo. Lo ha stabilito l'Autorità dell'energia motivando la decisione con gli andamenti dei mercati, cui si aggiunge un +3% per l'incentivazione delle rinnovabili, finanziate attraverso la bolletta elettrica.

Sugli aggiornamenti trimestrali delle bollette dell'energia elettrica e del gas pesa quindi un duplice effetto: da un lato, la crescita ininterrotta delle quotazioni petrolifere dal gennaio 2009 (+45% negli ultimi 12 mesi e +145% in due anni), con picchi di oltre 116 dollari al barile per il Brent, il greggio di riferimento nei mercati europei; dall'altro, sui prezzi dell'energia elettrica incide, in particolare, il finanziamento delle rinnovabili per complessivi 4,9 miliardi di euro, tra cui 1,4 miliardi di euro per i certificati verdi e 2,4 miliardi di euro per il fotovoltaico.

Fonte www.repubblica.it

lunedì 28 marzo 2011

Occorrono metodi migliori per scegliere gli incentivi al fotovoltaico.Una proposta.

Questa proposta e' pubblicata, leggermente modificata, nella rubrica delle lettere del quotidiano ilSole24ore, giovedi' 24 marzo 2011.

I prossimi dieci anni del fotovoltaico italiano dovrebbero essere decisi entro venti giorni, nel frattempo il settore e' paralizzato, non lavora e qualcuno proprio non ha reddito.
Venti giorni che vedono l' Italia in guerra, in un momento cruciale per il nucleare con un conflitto tra posizioni diverse il cui esito sara' decisivo anche per il futuro prossimo del fotovoltaico (nel futuro piu' lontanto invece l' energia solare sara' in ogni caso l' energia prevalente). Penso che una scelta cosi' importante non vada fatta in modo affrettato e siano indispensabili metodi e tempi giusti. La fretta e la non trasparenza servono per imporre soluzioni utili ad altri interessi.
Qualcuno ha proposto che l' attuale legge (votata a luglio 2010, valida fino a dicembre 2013 con incentivi a scalare) rimanga in vigore fino al 31 dicembre 2011 e che nel frattempo si decida con metodi e tempi adeguati le nuove regole mentre pero' il settore lavora, non sta fermo.
Sarebbe opportuno che tutti, nei loro diversi ruoli, si impegnassero per questo e l' informazione riservasse a questa importante vicenda un po' di spazio e attenzione.

Marco Palombo e Edwin Aligwo
Associazione Internazionale Italia-Africa
Roma

domenica 27 marzo 2011

Libia Giappone, un' azione nonviolenta contro guerra e nucleare

Libia e Giappone, militare e nucleare, sono due facce della stessa moneta.
Si fa la guerra, contro l'umanità e contro la natura, per il potere energetico, per lo sviluppo infinito dei consumi. Quello che sta accadendo, in Giappone come in Libia, è un segnale di allarme che dobbiamo cogliere. Tutti dicono che le cose vanno sempre peggio, che così non si può andare avanti. Ci vuole un cambiamento.
Pace tra le persone e con la natura, di questo ha bisogno il mondo.

Noi del Movimento Nonviolento vogliamo iniziare con un'assunzione di responsabilità. Mettiamo in campo un'iniziativa simbolica, ma concreta.
Un digiuno del cibo e della parola, un'azione semplice ma incisiva – se non altro su noi stessi - per riflettere sulla necessità di rifiutare la violenza per scegliere la strada della nonviolenza.

Rinunciare a mangiare è anche un modo per condividere le tante sofferenza e la fame che porta la guerra. Rimanere in silenzio è anche un modo per evidenziare quanta violenza c'è nella parole di menzogna (la prima vittima della guerra è la verità): "operazione umanitaria" per nascondere che è una guerra; "nucleare sicuro e pulito" per nascondere i rischi e i costi dell'energia atomica.

Iniziamo con un digiuno collettivo di 48 ore, sapendo che la nonviolenza è contagiosa e altre azioni nonviolente seguiranno nei giorni successivi. Vogliamo con questo dare l'avvio ad un modo nuovo di "stare in piazza" e di concepire la politica.

Sappiamo bene che la guerra non si ferma con i digiuni. Vogliamo però richiamare l'attenzione sulla necessità di prevenire la prossima, contrastando eserciti e armi che la renderanno possibile, e lavorando per costruire gli strumenti utili per veri interventi umanitari di pace.

Domenica e lunedì 27 e 28 marzo, in molte città d'Italia (Verona, Trento, Venezia, Ferrara, Livorno, Genova, Brescia, Torino, ecc.) gli amici e le amiche della nonviolenza staranno senza cibo e senza parole per:

- opporsi alla guerra (e alla sua preparazione)
- opporsi al nucleare (votare SI' al referendum)
- sostenere i Corpi Civili di Pace (veri strumenti di intervento umanitario)
- sostenere le energie rinnovabili (sole, vento, acqua sono doni gratuiti della natura)
- proporre una seria riflessione sulla nonviolenza, che è la forza della verità.

Movimento Nonviolento
via Spagna, 8 – 37123 Verona
Tel. 045 8009803

Chi desidera partecipare e proseguire questa azione nonviolenta, singolarmente o in gruppo, nei modi e nei tempi che vorrà, lo può comunicare a:

azionenonviolenta@sis.it

i nominativi e il calendario saranno diffusi tramite il nostro sito www.nonviolenti.org e nella pagina facebook del Movimento Nonviolento.

A chi pensa invece che questa proposta sia un'ingenuità, o che non serva a niente, proponiamo di provare, per un giorno solo, e capirà quanto costa fatica e quanto fa bene la nonviolenza.
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Movimento Nonviolento
via Spagna, 8
37123 Verona

tel. 045 8009803
Fax 045 8009212

www.nonviolenti.org

lunedì 21 marzo 2011

Fotovoltaico-Proposta-Il conto energia 2011-2013 resti fino al 31 dicembre 2011.Il futuro deve essere deciso con tempi e metodi giusti.

Fotovoltaico - Propongo che il c.e. 2011-2013 resti valido fino al 31 dicembre 2011.Sbagliato decidere i prossimi dieci anni nei prossimi venti giorni.

Propongo che il conto energia 2011-2013 per gli incentivi al fotovoltaico rimanga almeno fino al 31 dicembre 2011. Lo ritengo indispensabile affinche' il settore lavori a pieno ritmo mentre si decide le regole future con i tempi giusti, i metodi giusti (partecipazione, trasparenza,competenza).
Il governo ha legiferato che entro il 30 aprile 2011 dovra' essere definito un nuovo sistema di incentivi. Nel frattempo il settore e' bloccato, non lavora come potrebbe anche se il lavoro ci sarebbe e gli investimenti pure.
Una mozione parlamentare firmata e votata dal governo di centrodestra e dall' opposizione di centrosinistra impegna il governo (in modo, credo, non vincolante) a definire le regole per i prossimi anni entro la prima decade di aprile.
Questo metodo e' sbagliato e portera' a scelte affrettate con poca trasparenza e poca discussione con i soggetti interessati.
Mi fermo qui perche' oggi ho molto da fare, ma anche il governo ha molto da fare essendo impegnato in una guerra,che puo' fare solo grazie all' opposizione essendo contraria una parte della sua maggioranza. Ma nel frattempo il paese deve andare avanti e lavorare,quindi..
Fino al 31 dicembre 2011 valga l' attuale legge, e decediamo il futuro con i metodi giusti e con i giusti tempi.

sabato 19 marzo 2011

Rinnovabili, fotovoltaico, nuovi incentivi entro il 10 aprile (-22 giorni).Incontri del ministro Romani e governo.

In questi 22 giorni, secondo la mozione votata da maggioranza e opposizioni si stabiliranno i nuovi incentivi per l' energia prodotta da impianti fotovoltaici. Venti giorni sono pochi e saranno anche giorni di guerra del nostro paese, sperando che almeno gli impegni internazionali del ministro Romani per il disastro nucleare giapponese siano finiti, sarebbe opportuno che tutti precisassero il prima possibile le loro posizioni. Per ora si e' espressa la Confindustria. Aspettiamo le forze di sinistra, i sindacati, gli artigiani, le aziende del settore, le associazioni ambientaliste, i movimenti. Cerchero' di capire e riferire le diverse posizioni, non sara' facile perche' per ora il processo che ha portato alla abolizione del conto energia 2011-2013, votato a luglio 2010 non e' stato molto trasparente.

mercoledì 16 marzo 2011

Mozione decreto rinnovabili, governo e opposizione votano insieme e i vecchi incentivi non ci sono piu'....

Governo e opposizione votano insieme sulle rinnovabili, i contenuti della mozione ancora non li conosco, avevo capito che le posizioni tra i due schieramenti erano molto distanti, non so chi ha cambiato posizione....spero il governo...

(ANSA) – ROMA, 16 MAR – Si’ unanime della Camera alla mozione unitaria sulle fonti di energia rinnovabili. Sul testo, sottoscritto da tutti i capigruppo, si sono astenuti i deputati di Forza del Sud ed i deputati radicali che avevano presentato una loro mozione poi respinta. In base al testo approvato, il governo viene, tra l’altro, impegnato ‘a convocare immediatamente un tavolo di confronto con tutti gli operatori del settore, per poter definire al piu’ presto un nuovo sistema di incentivi’.

Ecco i primi dettagli...

l governo si impegna a rivedere il decreto rinnovabili, ma l' unico impegno preciso che ho visto e' la formulazione del nuovo conto energia entro il 10 aprile e non il 30 dello stesso mese. Quindi il conto energia che doveva arrivare al 2013 e' stato annullato e l' opposizione e' d' accordo. Ma fino al 10/4, ammesso che i tempi siano rispettati, cosa succedera' ? Gli ordini disdetti alle imprese saranno invece confermati ? Le firme dei contratti saltate negli ultimi 15 giorni, avranno motivi certi per essere eseguite ?
Marco

Il governo si impegna a rivedere il conto energia

Sì unanime dell'aula della Camera alla mozione unitaria sulle fonti di energia rinnovabili. Il testo è stato sottoscritto da tutti i capigruppo di Montecitorio: si sono astenuti soltanto i deputati di Forza del Sud (che fanno riferimento al sottosegretario Gianfranco Miccichè) e i deputati radicali che avevano presentato una loro mozione. Elisabetta Zamparutti, radicale del Pd, ha spiegato che i radicali si sono astenuti perché ritengono la mozione «un magma indistinto di istanze tra loro, oltretutto, contraddittorie».Sarà dunque corretto il decreto sulle rinnovabili,

Prestigiacomo: intesa «estremamente positiva»
Un'intesa fra maggioranza e opposizione giudicata «estremamente positiva» dal ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo. Per il ministro «le indicazioni del Parlamento aiuteranno il Governo a definire entro breve tempo un sistema di promozione delle energie rinnovabili che sia equo, in linea con gli standard europei e capace di sostenere adeguatamente un settore in grande espansione, capace di dare risposte importanti al paese sia sotto il profilo energetico che sotto il profilo occupazionale». Stefania Prestigiacomo ha anche ricordato che i trattati internazionali sottoscritti impongono all'Italia di raggiungere il 17% di energia prodotta da rinnovabili entro il 2020,

Ridefinire nuovo sistema incentivi
Il governo viene impegnato «a convocare immediatamente un tavolo di confronto con tutti gli operatori del settore delle fonti rinnovabili, per poter definire al più presto un nuovo sistema di incentivi; a non lasciare nell'incertezza tutto il settore delle energie rinnovabili, anticipando l'emanazione del decreto ministeriale in materia entro la prima decadi di aprile; a fare saldi gli investimenti che siano stati avviati sulla base del precedente quadro normativo; a prevedere che la tendenziale riduzione nel tempo degli incentivi delle fonti rinnovabili tengano in debito conto i congrui tempi di transizione, così da garantire gli investimenti effettuati dalle imprese del settore».

Realacci (Pd): nella forma attuale il decreto è una mannaia per il settore
Per Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, è positivo che sia stata approvata «la mozione unitaria che impegna il Governo a rivedere drasticamente il decreto legislativo sulle rinnovabili che nella forma attuale è una mannaia sull'intero settore e rischia di mandare in rovina migliaia di imprese e di addetti ai lavori».

Fonte www.sole24ore.com

lunedì 14 marzo 2011

Mercoledi' 16 marzo voto alla camera su mozioni decreto rinnovabili

(ASCA) - Roma, 14 mar - E' stato calendarizzato per mercoledi' 16 marzo, in Aula alla Camera, il voto sulle mozioni sulle energie rinnovabili. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Al momento sono state presentate due mozioni, una dal Pd e l'altra dal Fli, che impegnano il governo a rivedere il decreto per tutelare gli investimenti gia' programmati dalle aziende del settore e accordati dalle banche.

Il voto di mercoledi' sulle mozioni sulle energie rinnovabili ha preso il posto delle votazioni sulla proposte di legge sui piccoli comuni, che viene rimandata alla prossima settimana. ''Tutto il mondo delle imprese che si occupa di energie rinnovabili ha preso una batosta dalla scelta del governo sugli incentivi. Le rinunce di ordini immediate - ha spiegato il capogruppo Pd, Dario Franceschini - stanno colpendo un settore in cui, invece, nel nostro Paese si dovrebbe piu' che mai investire. Molti esponenti della maggioranza hanno detto di non essere d'accordo con il decreto ed ora hanno un'occasione per farsi sentire''. La mozione del Pd ''impegna il governo ad eliminare dal testo le norme che hanno fatto saltare migliaia di ordini''. Anche il capogruppo del Fli, Benedetto della Vedova, premettendo di non voler aprire polemiche sul nucleare, ha spiegato che ''va rilanciato l'impegno specifico del governo per accelerare una risposta in relazione agli investimenti in corso o gia' autorizzati e rispetto ai quali molte banche, soprattutto straniere, hanno ora avanzato perplessita'''.

ASCA) - Roma, 14 mar - Il Gruppo Udc alla Camera ha presentato una mozione sulla energie rinnovabili per chedere al governo di modificare il decreto che ha bloccato gli incentivi. ''Occorre dare certezze sia a coloro che hanno investito e stanno investendo - spiega Mauro Libe', primo firmatario della mozione - sia per non scoraggiare gli investimenti dall'estero''. Libe' sottolinea inoltre che ''e' necessario rivedere il sistema degli incentivi, questione sulla quale il Governo dovrebbe riflettere per dare indicazioni positive al settore, e aprire un tavolo di concertazione con associazioni e istituti di credito''.

domenica 13 marzo 2011

Tavolo decreto rinnovabili.Martedi' 15 marzo, il ministro Romani chi incontra ?

Sul Sole24ore dell' 11 marzo si legge che martedi' 15 marzo si riunira' un tavolo, convocato dal ministro per lo sviluppo economico Romani, con Governo, Confindustria e Abi e parleranno del decreto energia. Le associazioni delle imprese del settore energie rinnovabili hanno chiesto di essere presenti, non condividendo tra l' altro le posizioni della Confindustria su questo decreto.
Il giorno 11 marzo anche i sindacati CGIL, UIL, CISL hanno inviato una lettera al ministro con la richiesta di essere presenti all' incontro insieme alle loro organizzazioni dei lavoratori elettrici. In alcuni notiziari si scrive che saranno presenti anche i gestori della rete (Terna, per la rete nazionale, forse i gestori delle reti locali, Enel,Acea etc.) insieme alle associazioni dei consumatori.
Il sottosegretario all' energia Saglia in un convegno del Kytoclub aveva annunciato un tavolo, con tra gli altri Terna e Gse, per discutere come controllare la validita' dei requisiti per i 4000 MW che hanno richiesto la 129/2010 (impianti installati nel 2010, allacciati alla rete nel 2011, che hanno diritto agli incentivi 2010). La ministro all' Ambiente Prestigiacomo ha parlato invece di un tavolo, entro 15 giorni, tra Governo e Associazioni delle imprese delle rinnovabili per discutere del quarto conto energia (il terzo e' durato solo 5 mesi, dal 1 gennaio al 31 maggio).
Questo e' quello che ho letto su stampa e web o ho ascoltato in incontri pubblici. Altro non sono riuscito a sapere e a capire. Penso che ci vorrebbe molta piu' trasparenza in questi passaggi, una informazione maggiore e migliore, e' un po' di attenzione e meno passivita' da parte di addetti al settore produttivo delle rinnovabili, ambientalisti, attivisti sociali. Tutti questi invece rimangono sempre sorpresi dalle scelte e messi di fronte al fatto compiuto. Da parte mia cerchero', per quanto possibile, di seguire la vicenda nelle prossime settimane e di riportare il tanto o poco che riusciro' a sapere e capire.

giovedì 10 marzo 2011

Rinnovabili, fotovoltaico, a Roma migliaia dicono no al decreto del ministro Romani

In migliaia a Roma per dire no al decreto Romani: cronaca di una giornata di mobilitazione


Francesco Meneguzzo, SOS Rinnovabili esclusiva greenreport

ROMA. Il Ministro Romani e i "ghost-writers" del famigerato decreto legislativo 3 marzo 2011 hanno fatto male i loro conti. Se, infatti, può essere facile sopprimere un cucciolo neonato, talvolta i giovani leoni possono vendere cara la pelle. Il settore industriale, economico e finanziario connesso alle energie rinnovabili, prima tra tutte il fotovoltaico è ormai cresciuto, anche nella consapevolezza, come hanno dimostrato oggi le migliaia di persone, tra imprenditori, lavoratori, rappresentanti di istituti di credito e fondi d'investimento, associazioni ambientaliste e semplici cittadini che hanno affollato il Teatro Quirino di Roma e le strade circostanti - perché tanti, troppi sono rimasti fuori! - e le migliaia di altri gruppi di persone che hanno seguito la diretta su internet dell'intero evento, che hanno trasmesso video, messaggi, segnalazioni di ogni tipo.

Enorme è lo sconforto per le conseguenze immediate del decreto, che - stando anche agli accorati e a tratti commoventi interventi e appelli di moltissimi imprenditori (così diversi dall'immagine di "biechi speculatori" affibbiata dal Governo e da certi settori di Confindustria) - letteralmente "manda a casa" subito decine di migliaia di lavoratori di età media straordinariamente bassa e in gran parte localizzati al sud e al centro Italia, fa chiudere migliaia di aziende, espone le banche e gli investitori italiani ed esteri per decine di miliardi di euro, provoca un danno economico quantificabile al minimo nel 1% del PIL e un danno diretto all'erario, quindi alle casse dello Stato, per quasi 20 miliardi di euro (per non parlare dei costi della cassa integrazione e dei sussidi di disoccupazione), oltre che impedire ai Comuni di ricevere centinaia di milioni di euro all'anno in "compensazioni ambientali", tanto attese nella corrente penuria di trasferimenti statali.

Grande è anche la delusione e l'imbarazzo che un provvedimento scellerato e strumentale come questo ha già e definitivamente procurato al sistema-Italia, visto ormai dall'estero come un sistema inaffidabile e privo anche della minima certezza del diritto necessaria per intraprendere iniziative imprenditoriali e industriali di qualche rilievo, come è stato sottolineato da numerosi interventi.

Se lo sconforto e la delusione sono enormi, non meno gigantesca è la volontà di controbattere e rilanciare immediatamente, forte di un consenso straordinario e crescente nel Paese.

Qualche sussurro, almeno, deve essere arrivato anche alle orecchie finora insensibili del Ministro Romani, che infatti per martedì prossimo ha convocato un tavolo aperto alle organizzazioni di categoria, alle banche e alle associazioni per discutere come attenuare le conseguenze disastrose del decreto, cosa che avrebbe dovuto fare prima della solenne figuraccia calata sull'intero Paese!

Come al solito, si constata che non funziona il concetto di "tecnologia buona o cattiva", ma tutto si gioca sui rapporti di forza: da una parte, l'industria petrolifera e del gas, e l'emergente lobby del nucleare, che vedono nelle incentivazioni soprattutto al fotovoltaico, ma anche all'eolico, una "concorrenza" con le incentivazioni "CIP6" agli scarti di raffineria e altre schifezze (per altro ripetutamente stigmatizzate dall'Unione Europea) e alle inevitabili incentivazioni pubbliche al nucleare (che con i soldi privati non si farà mai!), dall'altra una organizzazione finalmente unitaria e consapevole dell'imprenditoria delle fonti rinnovabili, forte di un'occupazione pari a tante volte la FIAT, di un fatturato di decine di miliardi di Euro, e della consapevolezza, che deve essere arrivata anche alle sensibilissime orecchie dei nuclearisti, che con il trend corrente entro metà del prossimo anno il solo fotovoltaico produrrà tanta energia - attenzione, non potenza, proprio energia - quanta ne potranno erogare le quattro fantomatiche centrali nucleari ma al minimo tra dieci lunghi anni!

L'impressione palpabile è che il Governo stia giocando col fuoco, e non solo quello scatenato, molto civilmente, dagli imprenditori, dalle banche e dalle relative organizzazioni di categoria, ma anche con quello delle decine di migliaia di lavoratori che anche oggi, a Roma, hanno fatto sentire la loro voce decisa, dicendosi preparati a qualsiasi azione di protesta civile nel caso in cui le conseguenze del decreto si manifestassero concretamente anche in termini di rischio del posto di lavoro.

Fonte www.greenreport.it

mercoledì 9 marzo 2011

Un nuovo mercato petrolifero europeo

Terenzio Longobardi

Sul sito dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas è consultabile questo documento, dal titolo “Studio preliminare di fattibilità per la creazione di un nuovo mercato petrolifero europeo”, commissionato dal Ministero dello Sviluppo Economico per individuare possibili soluzioni al problema dei livelli inadeguati degli investimenti e dell’instabilità dei prezzi del petrolio.

La posizione del Governo italiano è nota: il problema della disponibilità e dei prezzi del petrolio è determinato esclusivamente da un cattivo funzionamento dei meccanismi di mercato, in particolare da una non meglio precisata speculazione finanziaria, e pertanto la sua risoluzione non può essere altro che la modifica dei meccanismi del mercato petrolifero che determinano le attuali tensioni. Da qui l’incarico di studio all’Autorità.

Fonte www.aspoitalia.it
Ma cerchiamo di sintetizzare i contenuti del rapporto che, per chi ne avesse voglia, consiglio di leggere integralmente, perché offre diversi spunti di riflessione.
La prima parte è una lunga disamina dei motivi che hanno determinato la dinamica dei prezzi petroliferi negli ultimi anni. Nessun elemento sembra confermare un ruolo determinante della speculazione finanziaria: “Importanti istituzioni, come il Fondo Monetario Internazionale, la Commissione europea, il Tesoro Britannico o la Commodity Future Trading Commission degli Stati Uniti hanno spiegato il forte aumento del prezzo del petrolio nella prima metà del 2008 sulla base dei fondamentali del mercato petrolifero, stante l’assenza di evidenze empiriche a dimostrazione di effetti significativi sui prezzi dovuti alla speculazione finanziaria”, … “tutte le analisi statistiche finora condotte non hanno evidenziato un rapporto di causalità tra l’aumento dei volumi delle transazioni sui mercati dei future petroliferi e la volatilità del prezzo spot”.

Insomma, sembrano confermate le nostre analisi sulla correlazione prezzi – dinamica economica – rapporto domanda - offerta di petrolio (qui) e sulla bufala del miliardo di barili virtuali (qui).
Eppure, prendendo paradossalmente a pretesto la tesi opposta di un isolato economista, il rapporto non esclude l’esistenza di bolle legate a comportamenti speculativi.

Dopo un’analisi interessante delle caratteristiche dei mercati petroliferi esistenti, lo studio passa poi ad esaminare gli scenari di evoluzione della domanda e dell’offerta di petrolio. Prendendo a riferimento il WEO 2008 dell’Agenzia internazionale per l’Energia, si afferma che “Le riserve stimate di greggio risultano ancora considerevoli e non fanno preludere ad una scarsità di risorse nel medio periodo.” Ci sarebbe solo il problema di finanziare i costi d’investimento più elevati necessari ad estrarre altri 8000 miliardi di barili disponibili tra risorse convenzionali e non convenzionali. Sembra quasi di vedere zampillare petrolio tra i fogli del rapporto.

Naturalmente, gli autori dello studio nemmeno prendono in considerazione le previsioni di ASPO sull’attualità del picco petrolifero, ma potrebbero almeno essere più prudenti aggiornando lo studio al WEO 2010 che, come abbiamo scritto di recente, ha già ridimensionato notevolmente le previsioni produttive del 2008, prendendo atto del declino dei giacimenti esistenti e da sviluppare e che le speranze future di un aumento produttivo sono ormai riservate ai costosi (dal punto di vista economico ed energetico) greggi non convenzionali e ad ambiziose quanto improbabili nuove scoperte che riescano ad invertire un trend di segno opposto ormai consolidato dagli anni ’80.

Dopo l’analisi di alcune proposte per la riduzione della volatilità dei prezzi nei mercati petroliferi, tra cui quella dell’ENI che abbiamo in passato commentato qui, e la riforma americana dei mercati petroliferi (che non ha sortito alcun effetto sulla dinamica dei prezzi) lo studio finalmente conclude con l’ipotesi che l’Italia dovrebbe proporre alla Comunità Europea, cioè la creazione di un “nuovo strumento contrattuale di lungo termine nel mercato del petrolio”.

In estrema sintesi la proposta prevede la creazione di una piattaforma regolamentata per la negoziazione di contratti standardizzati di lungo termine, aventi a oggetto il diritto alla consegna fisica di greggio, in cui un’istituzione pubblica svolga funzioni di controparte centrale in grado di offrire garanzie di lungo periodo.
In parole più semplici, si tratterebbe di creare una nuova borsa petrolifera europea (si propone l’Olanda come luogo di consegna fisica del greggio trattato), in cui un’entità pubblica (controparte centrale) si assumerebbe i rischi di contratti di lungo termine (2025 e oltre), sia dal lato della domanda, garantendo un prezzo certo di consegna del petrolio alla scadenza, sia dal lato dell’offerta, selezionando gli operatori più affidabili alla consegna e assumendo gli oneri per l’acquisto del prodotto sul mercati in caso di insolvenza del produttore di petrolio. Nell’intenzione dei proponenti, questa nuova architettura del mercato petrolifero dovrebbe consentire di dare certezza agli investimenti in nuovi progetti petroliferi disinnescando le tensioni tra domanda e offerta all’origine della volatilità dei prezzi.

A mio parere si tratta di una costruzione accademica e velleitaria, senza possibilità concrete di attuazione perché sarà sempre più difficile trovare produttori in grado di garantire contratti di così lungo termine, perché i costi a carico della collettività rischiano di essere ingenti e gli altri paesi europei hanno orientamenti del tutto divergenti da questa ipotesi. Ma soprattutto perché si cerca di aggredire il problema della disponibilità di petrolio dal lato di un’offerta sempre più rigida invece che da quello della domanda.

Bisognerebbe, in altri termini, porre in atto politiche attive per ridurre la richiesta di petrolio delle società occidentali, principalmente diminuendo la domanda di mobilità privata, che consuma più del 60% del petrolio importato. Questo consentirebbe una maggiore durata delle risorse residue e nello stesso tempo un contenimento dei prezzi non conseguente all’alternanza di cicli economici espansivi e recessivi che rischiano di caratterizzare il prossimo futuro. Ma il governo italiano non ci pensa nemmeno, preferisce irresponsabilmente dare la colpa di tutto alla speculazione finanziaria.

Roma, giovedi' 10 marzo insieme contro il decreto "Ammazza rinnovabili"

Incontro Pubblico Giovedi 10 Marzo al Teatro Quirnino di Roma per salvare fotovoltaico e rinnovabili

La nostra battaglia per salvare le rinnovabili dal Decreto Romani continua: dopo la firma di Napolitano al Decreto ormai ribattezzato "Ammazza Rinnovabili", Sos Rinnovabili ha proclamato un incontro pubblico, giovedì 10 marzo 2011 al teatro Quirino di Roma, alle ore 10.
Saranno presenti le maggiori associazioni ambientaliste (Legambiente, WWF, Greenpeace) e tutte le associazioni del settore rinnovabili (Anev, Aper, Asso Energie Future, Assosolare, Ises, Gifi).
L'incontro Sos Rinnovabili è comunque aperto a tutti e vi parteciperanno non solo associazioni ed imprenditori, ma anche lavoratori, cittadini, attivisti della rete, studenti che non vedono di buon occhio il Decreto Romani: ognuno porterà il proprio prezioso contributo e le proprie testimonianze.
Noi appoggiamo e sosteniamo l'incontro, dando il nostro contributo a diffondere la notizia e invitando tutti a fare lo stesso, per salvare fotovoltaico e rinnovabili, l'unico settore in crescita ed ora minacciato da un forte crisi.
Mobilitiamoci dunque, con la nostra presenza o facendo sentire la nostra voce sia attraverso il sito di Sos Rinnovabili, che sulla pagina Facebook: l'obiettivo è quello di smuovere l'opinione pubblica e far comprendere alle istituzioni che le ultime mosse intraprese dal governo arrecheranno danni incalcolabili a tutti i lavoratori e le famiglie di impiegati nel settore rinnovabili, e sono circa 100.000!
Per chi parteciperà, l'appuntamento Sos Rinnovabili è dunque domani, Giovedì 10 Marzo alle ore 10.00 presso il Teatro Quirino di Roma, in Via delle Vergini 7.

lunedì 7 marzo 2011

Missione Nato in Libia e petrolio.

La fase, il periodo post '89, neoliberista, si e' definitivamente impantanato.
- Se ci sara' crescita, il prezzo del petrolio sara' fuori controllo;
- Se non ci sara' crescita, il disagio sociale potrebbe rompere gli argini anche nei paesi sviluppati, non solo nel NordAfrica.
Cosa meglio di una guerra per distrarre, spaventare ?
Anche ai tempi della seconda guerra del Golfo si diceva che il conflitto armato aveva fatto crescere il prezzo del greggio e che, una volta finito, il prezzo sarebbe tornato a 20-25 $/b, ma la tendenza all' aumento era indipendente dall' invasione, aveva altri motivi. Ora e' la stessa cosa, dopo il prossimo intervento armato Nato,Onu,Usa, invece che un calo di prezzo ci si accorgera' che il sistema senza cambiamenti "strutturali" in campo energetico e' ormai al collasso. Il termine "riforme strutturali" e' usato di solito per tagliare lo stato sociale e non mi piace. Ma in campo energetico entro due-tre anni ci saranno cambiamenti enormi, non per amore dell' ambiente ma per non crollare.

domenica 6 marzo 2011

Petrolio e un dubbio, la bandiera della pace per chiedere ...la guerra ?

Temo un intervento militare USA che rischia di coinvolgere anche la Nato perche' la produzione petrolifera futura e' in questo momento molto incerta, indipendentemente dalla crisi libica e dalle rivolte arabe. Io ho scoperto il picco petrolifero nel 2004, mentre l' invasione dell' Iraq e' del 2003. Se nei primi anni 2000 alcune informazioni fossero state piu' conosciute, il movimento contro la guerra sarebbe stato molto piu' forte. Ora alcuni segnali di prossima crisi petrolifera ci sono, non ignoriamoli. Eccone alcuni.
- Il rapporto Iea 2010 ha affermato che il picco produttivo del petrolio convenzionale e' gia' stato passato. Gli incrementi futuri di consumi potranno essere permessi solo dall' aumento della produzione di petrolio non convenzionale, piu' costoso, piu' inquinante, di peggiore qualita'. Questa affermazione ha sorpreso un po' anche chi segue le vicende energetiche (e forse non l'ha del tutto convinto), il resto del mondo l' ha ignorata.
- La media dei consumi mondiali nel 2010 ha superato il record del 2007
- Il Brent (mercato europeo) ha da piu' di un mese una quotazione di oltre 10$/b superiore al WTI, un prezzo anomalo comunque inedito. Forse perche' nel mercato europeo si tratta le vendite alla Cina (che continuano ad aumentare) ma qualcuno dice anche che i giacimenti del Mare del Nord hanno gia' iniziato il declino della loro produzione e questo prezzo potrebbe esserne una conseguenza.
- Il prezzo del greggio era alto anche prima della crisi libica. Oltre 100$/b il Brent, 90 $/b il Wti. Nel 2008 il prezzo supero' i 100$/b nell' aprile, tre mesi prima del picco del prezzo (148$/b), 5 mesi prima dell' esplodere della crisi finanziaria (settembre 2008).
Per tutto questo, temo che un' eventuale intervento militare in Libia potrebbe essere piu' rischioso per la pace mondiale delle guerre del primo decennio degli anni 2000, e , forse per un mio eccesso di prevenzione, vedo PD e Confindustria tirare la volata alla partecipazione italiana, visto anche che Lega e Berlusconi pensano soprattutto ai loro affari.

INTERVENTO SU FACEBOOK DELL'EX LEADER DEi DEMOCRATICI
Veltroni: in piazza per i patrioti libici
La sfida al Pd: «Troppi silenzi, non cediamo
agli egoismi». E continua: «Se non ora, quando?»

MILANO - Walter Veltroni è tornato a intervenire sulla drammatica situazione in Libia con un post su Facebook: «Perché nessuno scende in piazza al fianco dei patrioti libici?», scrive. «Perché era così facile mobilitare giustamente milioni di persone contro Bush e gli americani per la guerra in Iraq e nessuno prova a riempire le piazze contro il dittatore Gheddafi? Oltre ad un piccolo sit in del Pd a Roma e ad uno delle associazioni, solo silenzio. Anche le coscienze di tutti noi sono rifluite dal mondo "al nostro giardino"?».

MOBILITAZIONE - «Cedere all'egoismo e lasciare soli coloro che si battono, forse in modo confuso e contraddittorio, per la libertà non è da noi - continua Veltroni -. Perché i partiti democratici , i sindacati, le associazioni di massa non promuovono una grande manifestazione e una campagna di solidarietà? Il destino di quella parte del mondo, lo ripeto, dipenderà anche dal grado di vicinanza che sapremo garantire a chi si batte contro le dittature. Se non ora quando?»
http://www.corriere.it/politica/11_marzo_06/veltroni_pd_49d71354-47e4-11e0-9c0b-cba0d8eea70e.shtml

BINDI A MARONI, ALTRO CHE CALMATA, FERMIAMO MASSACRO - "Altro che darsi una calmata, serve una scossa di tutta la comunità internazionale per fermare il massacro di Gheddafi". Così il presidente del Pd, Rosy Bindi, replica al ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che ieri sera aveva invitato gli Usa "a darsi una calmata" riguardo alla crisi libica. Rosy Bindi, a margine del seminario di formazione politica promosso dal Pd e dai Giovani democratici pisani, ha spiegato che "occorre esperire tutte le strade precedenti all'opzione militare che ci sono e che in altre situazioni sono state utilizzate". "Quello che però è assolutamente necessario - ha concluso - è fermare il massacro portato avanti da Gheddafi".

venerdì 4 marzo 2011

Appello al Presidente Napolitano "Il decreto rinnovabili e' incostituzionale"

Diversi punti del nuovo Dlgs di recepimento della Direttiva europea sulle rinnovabili potrebbero essere in contrasto con i principi costituzionali, in particolare rispetto agli articoli 41, 76, 97, 114. Si chiede al Presidente della Repubblica Napolitano di non firmare il provvedimento ammazza-rinnovabili.
Redazione Qualenergia.it

Presidente non lo firmi.
” Il decreto Romani di recepimento della direttiva europea sulle rinnovabili non piace agli operatori del settore che vi hanno anche rilevato diversi elementi in contrasto con la nostra Costituzione, al punto di arrivare ad appellarsi al Presidente della Repubblica con una lettera (in allegato), che invitano ad inoltrare agli indirizzi della Presidenza (presidenza.repubblica@Quirinale.it - segreteriasg@quirinale.it, fax 06 46993125 - Telex 06 620022).

Tra gli aspetti più controversi c'è il comma 9-bis che pone come data di scadenza del terzo Conto Energia il 31 maggio 2011, senza alcun periodo di transizione (il decreto del conto energia lo fissava in 14 mesi). Questo disposizione sembrerebbe violare l'art. 41 della Costituzione che tutela l’iniziativa economica privata: gli imprenditori infatti hanno deciso i loro investimenti in base ad un meccanismo adottato nell’agosto 2010 ed entrato in vigore il 1° gennaio 2011 e previsto fino a tutto il 2013. Qui assistiamo ad un improvviso mutamento del quadro legislativo e l'articolo va modificare retroattivamente un regime di incentivazione, un approccio in genere sanzionato come illegittimo dal Consiglio di Stato (fonte: Falcione, studio DLA-Piper).

Dunque, sono diversi gli elementi del decreto in contrasto con la Carta costituzionale, secondo gli autori della missiva, di cui riportiamo parte del testo:

“Si evidenzia la sussistenza di profili di manifesta incostituzionalità dello stesso con particolare riguardo agli artt. 8 e 23 o altri diversi articoli che dovessero risultare dal testo definitivo, con sotto le rubriche rispettivamente: “requisiti e specifiche tecniche” e “disposizioni transitorie e abrogazioni”.

1.In ordine agli artt. 3 e 41 della Costituzione sotto il profilo della ragionevole discriminazione tra iniziative economiche che si trovano in fasi differenti; a tal fine si considera che la differenza nelle fasi di sviluppo degli impianti dipende da fattori non controllabili ed estranei alla volontà degli operatori, tra cui i ritardi negli iter burocratici dovuti all’inefficienza dei gestori e delle pubbliche amministrazioni competenti al rilascio dei titoli abilitativi; in altri termini, non potranno usufruire di incentivi quegli operatori che hanno avuto la sfortuna di avere a che fare con le amministrazioni e le agenzie degli operatori di rete più inefficienti;
2.Per violazione dell’art. 41 della Costituzione, stante che l’introduzione del limite temporale del 31/5/2011 avrà l’effetto di stroncare tutte le ingenti iniziative economiche che non potranno adeguarsi al predetto non congruo, originale e imprevedibile termine, con palese violazione della libertà di iniziativa economica privata;
3.Per contrasto con l’art. 76 della Costituzione, atteso che il Governo, delegato con legge Comunitaria 2009 (L. 4-6-2010 n. 96) all’attuazione delle direttive comunitarie in materia di promozione dell'uso delle energia da fonti rinnovabili, invece di promuoverle ha decretato nella sostanza la fine delle stesse, contraddicendo in maniera evidente la delega ricevuta e i successivi pareri formulati dai due rami del Parlamento. In altri termini, così facendo il Governo ha esercitato illegittimamente il potere legislativo, in carenza di delega, in contrasto con le indicazioni del Parlamento e degli indirizzi generali della legge di delegazione;
4.Per violazione dell’art. 117 della Costituzione: (i) in relazione al Protocollo di Kyoto, alla direttiva n.2009/28 del 23/4/2009 e non da ultima alla raccomandazione della Commissione Europea del 31 gennaio c.a., a seguito del citato incostituzionale Decreto Legislativo, l’Italia non raggiungerà gli obiettivi di cui ai predetti atti, violando così i trattati internazionali recepiti. (ii) in ordine all’art. 16 della Direttiva n. 2009/28 la quale impone che gli Stati membri assicurino che “siano adottate appropriate misure operative relative al mercato e alla rete affinchè vi siano meno limitazioni possibili dell’elettricità prodotta dalle fonti rinnovabili”; con l’introduzione dei limiti summenzionati lo Stato Italiano adotta un atto normativo diametralmente opposto agli obiettivi perseguiti col summenzionato articolo 16.
5.Violazione dell’art. 97 della Costituzione che fissa i principi di imparzialità e buon andamento dell’azione amministrativa. Infatti, con il Decreto Legislativo in questione non sono stati individuati gli strumenti e le misure più adeguati e congrui, efficienti ed efficaci al fine del perseguimento dell’interesse pubblico concreto della promozione delle energie rinnovabili. E’ di tutta evidenza, invece, che il Governo ha perseguito l' obiettivo di porre fine in Italia alle energie rinnovabili.

Fonte www.qualenergia.it

giovedì 3 marzo 2011

Il governo vorrebbe affossare le rinnovabili, ma nessuno ci vieta di provare ad affosare il governo.

Il governo affossa le rinnovabili. Ma fa finta di non capirlo


Federico Gasperini

FIRENZE. Il governo sulle rinnovabili fa il gioco delle tre carte. Concede qualche "contentino", ma l'obbiettivo di affossare il settore per far spazio ad altro (il nucleare) a nostro avviso rimane. Con l'accordo raggiunto al termine del vertice di Palazzo Chigi tra i ministri dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e delle Politiche agricole, Giancarlo Galan, è stato stabilito che gli incentivi per il fotovoltaico restano (è stato annullato il tetto a 8.000 MW) e che cambierà il regime di aiuti da giugno quando si determinerà quindi la previsione della produzione di rinnovabili per il periodo successivo e l'entità degli incentivi sulla base del mercato. E questo è il punto.

Ad aprile si conoscerà il nuovo regime di incentivi «l'incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici per i quali l'allacciamento alla rete elettrica abbia luogo successivamente al 31 maggio 2011 è disciplinata con decreto del ministro dello Sviluppo Economico, da adottare, di concerto con il ministro dell'Ambiente, sentita la Conferenza Stato-Regioni, entro il 30 aprile 2011».

Nel decreto si terrà conto dei seguenti principi: «determinazione di un limite annuale di potenza elettrica cumulativa degli impianti fotovoltaici che possono ottenere le tariffe incentivanti; determinazione delle tariffe incentivanti tenuto conto della riduzione dei costi delle tecnologie e dei costi di impianto e degli incentivi applicati negli Stati membri dell'Unione europea; previsione di tariffe incentivanti e di quote differenziate sulla base della natura dell'area di sedime».

Si passa quindi dal tetto di 8000 Mw ad uno annuale (da stabilire) il che pensiamo non favorisca certo gli investimenti nel settore. Inoltre sui terreni agricoli sarà possibile produrre al massimo 1 MW di energia fotovoltaica e utilizzare per gli impianti di produzione non più del 10% del terreno coltivabile (come caldeggiato dal ministro delle politiche agricole, Giancarlo Galan).

Altra parte del decreto (quella più confortante) si concentra sulle abitazioni di nuova costruzione o ristrutturazioni rilevanti. Entro il 2017 arriva l'obbligo del 50% di utilizzo di energia da fonti rinnovabili per i consumi di acqua calda sanitaria, riscaldamento e 'raffrescamento'.

Soddisfatta del suo "contributo" il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo (Nella foto): «Il decreto approvato oggi dal Consiglio dei ministri punta a dare stabilità e "moralità" a un settore chiave per l'energia del futuro. Non è stato fissato alcun tetto, a 8000 mila megawatt, per le installazioni di solare, che avrebbe rischiato di bloccare lo sviluppo del comparto, e al contempo si è adottata una strategia per contenere i costi sulla bolletta energetica e per intensificare i controlli contro le truffe e le frodi. Dal prossimo giugno- ha continuato il ministro- saranno fissati con un decreto interministeriale i nuovi obiettivi delle diverse rinnovabili, con step intermedi annuali e i parametri tariffari. Raggiungeremo un punto di equilibrio che terrà conto: dell'obiettivo europeo del 17% di rinnovabili al 2020; della progressiva riduzione dei costi dei materiali per l'istallazione degli impianti; dei livelli di incentivi presenti negli altri paesi europei. Il sistema del futuro quindi consentirà all'Italia di restare saldamente dentro il settore delle rinnovabili, dando una prospettiva di sviluppo alle migliaia di aziende e alle decine di migliaia di lavoratori che operano nella filiera e assicurando un ruolo di protagonista al nostro paese anche nella ricerca che in questo campo sta facendo continui progressi con una prospettiva di riduzione del costo/chilowat che nel futuro potrà rendere queste fonti competitive rispetto ai combustibili fossili» ha concluso il ministro

Fonte www.greenreport.it

martedì 1 marzo 2011

Fotovoltaico, governo diviso, si tratta su modifiche al testo

Governo diviso, si tratta il testo sarà modificato
Travolto dalla mobilitazione delle associazioni di categoria e incalzato dalla collega Prestigacomo, il ministro Romani pronto a rivedere le norme "ammazza-fotovoltaico". Via il limite degli 8 mila MW
di VALERIO GUALERZI

Pannelli fotovoltaici in Vaticano
ROMA - Dietro l'apparente fermezza del governo nel portare avanti il decreto ammazza-rinnovabili si inizia in realtà a cogliere qualche segnale di ripensamento. Al pre-consiglio dei ministri svoltosi ieri sera il ministro per lo Sviluppo economico Paolo Romani ha presentato lo stesso identico testo 1 che ha scatenato preoccupazioni e proteste sia da parte delle associazioni ambientaliste che degli operatori di categoria. Una norma che come più volte denunciato nei giorni scorsi rischia di uccidere sul nascere il neonato e promettente comparto italiano della green economy, mettendo in pericolo decine di migliaia di posti di lavoro.

Malgrado questa presunta spavalderia, diversi osservatori colgono però avvisaglie di cedimento e indiscrezioni danno il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, il mediatore di mille contenziosi, già al lavoro dietro le quinte per raggiungere un'intesa di compromesso in vista del Consiglio dei ministri di giovedì o venerdì prossimi, in caso di un possibile slittamento. A sorprendere Romani, facendone vacillare le certezze, sarebbe stata innannzitutto l'ampiezza del fronte sceso in campo per difendere la politica di incentivi alle rinnovabili. Pur auspicando ritocchi e ripensamenti, a mobilitarsi contro l'insensato brusco stop alle norme che favoriscono lo sviluppo di eolico e fotovoltaico sono stati non solo i soliti ecologisti, ma sindacati, confederazione dell'artigianato,
associazioni di piccole e medie imprese e un vasto tessuto produttivo la cui esistenza era stata ignorata o sottovalutata. Un tam tam di petizioni, appelli e lettere aperte che nelle ultime ore si è riversata su internet, finendo per intasare anche le caselle di posta elettronica del ministero. Dimostrando, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che ormai si tratta di una vicenda prevalentemente economica. "Sono ancora in corso riunioni tra il ministero dell'Ambiente ed il ministero dello Sviluppo economico per mettere appunto un testo condiviso", ha ammesso oggi il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo.

A fare da sponda a questo movimento di pressione è stato poi finalmente proprio il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, ieri ricordando a Romani che "la bolletta energetica degli italiani non è più elevata che altrove per gli incentivi alle rinnovabili". "Gli incentivi per il solare - ha sottolineato - pesano sulla bolletta meno che il Cip 6 ed il decomissioning nucleare. In Germania gli incentivi per le rinnovabili arrivano ad incidere sulla bolletta fino al 10% da noi fra il 3 e il 5%". Ma quello della Prestigiacomo pare non sia l'unico malumore presente nella maggioranza. A dire la sua sarebbe stato anche il ministro dell'Agricoltura Giancarlo Galan, preoccupato sì di tutelare le campagne da una possibile invasione di pannelli solari, ma anche di evitare la prematura morte del promettente settore delle agro-energie legato alle biomasse. Inoltre diversi parlamentari, anche del Pdl, non avrebbero preso bene la scelta di Romani di buttare via tutto il lavoro fatto sino ad oggi nelle commissioni con audizioni e stesure di varie proposte, procedendo d'autorità in maniera unilaterale.

Alla fine, stando alle indiscrezioni, nei tavoli tecnici avviati in queste ore sarebbe stata raggiunta una prima ipotesi di intesa. Gli incentivi del terzo conto energia non cesserebbero automaticamente al raggiungimento dell'obiettivo degli 8 mila MW installati, fissato in un primo momento per il 2020, ma già a un passo dal raggiungimento. Una volta ottenuto quel risultato si tratterebbe piuttosto di ridiscutere come ridurre ulteriormente, ma gradualmente, gli incentivi. A tutela dell'agricoltura verrebbe invece inserita una norma che fissa distanze minime tra diversi impianti a terra e un limite del 10% della superficie utilizzabile all'interno di una tenuta per lo sfruttamento dell'energia solare.

A rendere più difficile la posizione di Romani anche l'uso disinvolto fatto ieri dal responsabile dello Sviluppo Economico sui numeri dei costi delle rinnovabili. "Romani mente sapendo di mentire - denuncia il deputato del Pd Ermete Realacci - se afferma che gli incentivi alle rinnovabili sono costati agli italiani 20 miliardi di euro tra il 2009 e il 2010. La grandissima parte di queste risorse non ha nulla a che vedere con le fonti rinnovabili: negli anni passati abbiamo speso tra i 40 e i 50 miliardi di euro per finanziare i combustibili fossili e la chiusura del vecchio nucleare". E a fare le pulci alle affermazioni di Romani è oggi anche Massimo Sapienza presidente di Asso Energie Future. "Sul prezzo dell'elettricità casalinga - osserva - gravano costi poco noti che potrebbero essere tagliati. Tra gli altri, quelli del servizio di interrompibilità: è uno sconto concesso a 120 grandi utenti, quasi tutti acciaierie, per la disponibilità a interrompere il loro carico di energia con un preavviso breve in caso di picco. In cambio di questa disponibilità, quasi sempre teorica, gli industriali dell'acciaio incassano 120 milioni di euro l'anno: un regalo da un milione di euro a industria. Perché sacrificare le famiglie e girare i finanziamenti a 120 industrie?".
(01 marzo 2011)
Fonte www.repubblica.it