giovedì 31 marzo 2011

Petrolio, rischi di una impennata dei prezzi e non solo per guerra in Libia.

L' articolo che segue e' del 30 marzo 2011, oggi sabato 2 aprile alle 06,30 i prezzi del petrolio sono Brent 119,12 $/b, WTI 108,42 $/b, ai massimi dal settembre 2008. Un prezzo alto prolungato nel tempo porta verso una recessione economica e un crollo del prezzo stesso, in questo caso pero' essendo il consumo gia' lento nei paesi OCSE e in aumento nei paesi emergenti soprattutto per l' aumento del consumo dei trasporti alcuni particolari di questa situazione sono inediti e le reazioni alla crisi tutte da verificare.Ricordo inoltre che nel novembre 2010 il rapporto IEA 2010 sull' energia aveva annunciato, un po' a sorpresa, che il picco produttivo del petrolio convenzionale era gia' stato toccato e che la produzione non sarebbe piu' cresciuta; il petrolio libico e' del tipo migliore, il piu' adatto alla raffinazione delle benzine;il consumo medio mondiale nel 2010 e' cresciuto dell' 1-2% ed e' tornato sopra i livelli rekord pre-crisi del 2007;il prezzo del Brent dal mese di gennaio era gia' superiore in modo anomalo al prezzo del WTI; nel 2004 dopo un anno dall' inizio della guerra in Iraq si diceva che il prezzo di 40 $/b era dovuto a questa guerra e sarebbe poi tornato almeno a 25 $/b.......

I piani petroliferi di Riad risvegliano l'incertezza
di Sissi Bellomo

La notizia che l'Arabia Saudita intende moltiplicare il numero di trivelle per l'estrazione di petrolio ha diffuso un certo allarme tra gli analisti, suggerendo la possibilità che Riad tema di non riuscire a mantenere a lungo – o addirittura ad accrescere – gli attuali ritmi di produzione, per compensare la perdita del greggio dalla Libia e forse, in prospettiva, da altri Paesi.
A segnalare che alcune società di servizi erano state convocate da Saudi Aramco per concordare un'accelerazione delle attività nel paese è stato Bill Herbert, analista della Simmons & Co. Il suo fondatore, Matt Simmons, scomparso l'estate scorsa, uno dei più noti sostenitori della teoria del picco del petrolio, aveva spesso messo in dubbio le potenzialità dell'industria petrolifera saudita, segnalando che le riserve del paese potrebbero essere "gonfiate" e che comunque la conformazione geologica dei pozzi non avrebbe consentito di accrescere in modo rilevante e prolungato la produzione di greggio.
Secondo Herbert, i sauditi puntano ad accrescere il numero di trivelle da 92 a 118 (+28%) in un anno a partire da giugno. Due big del settore, Halliburton e Backer Hughes, hanno in seguito confermato di aver avuto incontri d'affari in vista di un'accelerazione delle operazioni a Manifa: un giacimento di petrolio pesante, che un tempo Riad contava di avviare nel 2011, ma di cui aveva poi rinviato lo sviluppo, a causa della recessione. I nuovi piani prevedevano che il primo greggio sgorgasse nel 2013, al ritmo di 500mila barili al giorno, mentre la piena produzione sarebbe stata di 900mila bg nel 2024. L'intenzione era quella di utilizzare Manifa per rifornire le future maxi-raffinerie di Yanbu e Jubail, liberando greggio più leggero per l'export. L'accelerazione nello sviluppo potrebbe anche essere legata alla recente firma di un memorandum d'intesa con la cinese Sinopec per la realizzazione di Yanbu.
Ma non tutti condividono una lettura ottimistica. Barclays Capital, ad esempio, osserva in una nota che l'aumento del numero di trivelle «non segnala un prossimo aumento della capacità produttiva, quanto piuttosto il tentativo del regno saudita di accelerare l'attivazione dell'attuale capacità di riserva e di mantenerla».
Stando alle cifre ufficiali, Riad da circa un mese ha accresciuto l'output di greggio da 8 a 9 milioni di barili al giorno, riducendo così a 3,5 mbg la sua capacità di riserva: un "cuscinetto" più che mai prezioso in questo periodo di gravi disordini nel mondo arabo. Se il suo ruolo di "banchiere centrale del petrolio" si rivelasse un bluff, per i mercati sarebbe una tragedia.
Le quotazioni già oggi sono in forte tensione (il Brent ha chiuso a 115,16 $/bbl). L'Agenzia internazionale per l'energia, riferisce il Financial Times, stima che se resteranno su questi livelli l'Opec nel 2011 incasserà per la prima volta più di mille miliardi di dollari.

30 marzo 2011
Fonte www.sole24ore.com


Questo articolo del sole24ore e' di mercoledi' 30 marzo, giovedi' 31 marzo le quotazioni di WTI e Brent sono ai massimi del periodo dopo il crollo dei prezzi del 2008. Rispettivamente 106,89 $/b e 117,25 $/b.
La produzione mondiale e' ormai vicina ai suoi massimi e la guerra libica potrebbe essere sufficiente a rompere l' equilibrio instabile del rapporto domanda-offerta.

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