martedì 27 dicembre 2011

Petroplus perde in borsa 37%-Crisi raffinerie europee

In questo momento di gravissima crisi finanziaria,che prelude ad un' aggravamento della crisi dell'economia reale, ci stiamo dimenticando del problema greggio. Questa notizia ci racconta la crisi di un operatore nella raffinazione, tra calo di domanda e prezzi altissimi,99$ il WTI, 109 $ il Brent.
marcopa

Petroplus: banche congelano credito "indispensabile", crollo in Borsa
Stop a linea da 1mld $. Gruppo non puo' piu' comprare greggio Ginevra,

27 dic - Petroplus, maggiore raffinatore petrolifero indipendente europeo, ha reso noto che una linea di credito di circa un miliardo di dollari - ritenuta "indispensabile" per poter operare - e' stata congelata dai propri creditori.

Pesante la reazione del titolo in Borsa, dove in tarda mattinata cedeva oltre il 37% a 2,16 franchi, in un mercato che stazionava vicino alla parita'. Il gruppo svizzero, che si trova in stato di crisi a causa della sovraccapacita' che esiste in Europa nel settore, non ha spiegato le ragioni del disaccordo con le banche e comunque ha annunciato "di avere l'intenzione di continuare a trattare con le banche per un rapido ripristino delle linee di credito" e che sta "valutando ulteriori opzioni strategiche per mantenere in attivita' la propria rete europea di raffinazione e distribuzione".

Intanto il suo direttore finanziario, Joseph Watson, ha annunciato che "attualmente non possiamo piu' acquistare petrolio, tenuto conto che ne acquistiamo giornalmente 500 mila barili al giorno". Man- 27-27-12-11 10:40:03

Fonte www.corriere.it

mercoledì 21 dicembre 2011

Intervista del quotidiano L'Avvisatore Marittimo a Marco Palombo, Presidente dell' Associazione Italia Africa

L’AVVISATORE MARITTIMO
Giovedi’ 15 dicembre 2011
Quotidiano indipendente di informazione marittime e di politica economica
SPECIALE AFRICA
PARLA MARCO PALOMBO, PRESIDENTE DELL’ ASSOCIAZIONE ITALIA-AFRICA

Impariamo a credere nell’ Africa
Prospettive? In Algeria, Tunisia e Marocco la ripresa sara’ piu’ veloce

Far conoscere e favorire la diffusione delle energierinnovabili, in particolare quelle solari, nel continente africano, educare all’ uso delle risorse naturali del pianeta e promuovere una cultura di pacifica collaborazione tra le realta’ piu’ industrializzate e quelle in via di sviluppo. Sono questi i principali obiettivi dell’ Associazione Internazionale Italia Africa, creata a Roma il 30 novembre 2010 dall’ attuale presidente Marco Palombo e attiva soprattutto in Africa con progetti gia’ avviati in Senegal e Nigeria.

Dott. Palombo si poteva forse prevedere quanto e’ successo in Nord Africa in questi ultimi mesi ?
Direi di si, perche’ in molti casi, come quello libico, la situazione era arrivata al limite del collasso. E poi dall’ Italia ci siamo sempre fatti un’ idea sbagliata delle popolazioni che soprattutto negli ultimi anni, anche per l’ uso dei nuovi mezzi di comunicazione, hanno raggiunto nella media un buon livello culturale. La nostra colpa, quella dell’ Italia cosi’ come del resto dell’ Europa, e’ stata quella di non avere visto per tempo una situazione che era destinata ad esplodere. Oggi la fase piu’ critica si sta vivendo in Libia dove con la guerra e’ stato distrutto quasi tutto, quella migliore invece e’ forse in Marocco.

Quando potranno riprendere con regolarita’ gli scambi commerciali verso questi paesi ?
Questo e’ molto difficile dirlo non solo perche’ la situazione politica di questi territori e’ in continuo divenire ma anche perche’ ci sono circostanze differenti in tutto il Nord Africa. Indubbiamente ci sono stati e ci saranno grandissimi problemi soprattutto per le piccole e medie imprese che piu’ di altre avranno difficolta’ a riprendersi dalle perdite che hanno avuto in questi mesi di mancato lavoro. Per quanto riguarda la Libia, ad esempio, c’e’ un momento di grandissima difficolta’ perche’ tutto dovra’ essere ricostruito dopo che e’ stato distrutto dalla violenza dei bombardamenti. Diversa e’ invece la situazione in Algeria, Tunisia e Marocco dove si potra’ avere una ripresa piu’ veloce.

E i rapporti con l’ Italia ? D’ ora in avanti miglioreranno rispetto a prima ?
Le relazioni future non potranno che subire un netto miglioramento ma questo avverra’ solamente dopo un momento di comprensibile assestamento. Questi paesi hanno deciso di intraprendere una difficile strada verso regimi democratici che di certo non sortira’ un effetto immediato. Ci vorranno mesi, forse anni ma sicuramente la via intrapresa e’ quella giusta.

L’Italia ha sempre lavorato con i paesi nordafricani adesso e’ arrivato il momento di dialogare con il continente

Perche’ l’ Italia, rispetto ad altri, dovrebbe rappresentare un canale privilegiato nei rapporti con l’ Africa ?
Prima di tutto per la sua posizione geografica. E poi perche’ il nostro passato coloniale, per quanto non sia stata una parentesi edificante, ha avuto un periodo di vita molto limitato. Durante tutto il periodo della Prima Repubblica, l’ Italia ha sempre avuto un rapporto autonomo con tutto il mondo arabo e questo ha favorito l’ instaurarsi di ottimi rapporti. Adesso e’ arrivato il momento di fare molto di piu’ e non solo con tutto il Nord Africa ma con l’ intero continente. Si potrebbero aprire dei vantaggi enormi, da entrambe le parti, basta pensare alle risorse naturali che ci sono in questi territori e che non sempre vengono valorizzate. Mi riferisco anche alla zona subsahariana , un’ area estramamente povera ma con grandi potenzialita’ che non sono state mai sfruttate. A Brazzaville, in Congo, e’ stata costruita una nuova struttura portuale sul fiume per l’ esportazione d’ avorio e di caucciu’ , ci sono allo studio altri progetti e questo potrebbe rappresentare un primo incentivo verso una crescita economica. Non servono grandi investimenti ma scelte intelligenti e mirate, basterebbe davvero poco.

Perche’ un operatore italiano dovrebbe decidere di investire in Africa e non altrove ?
La difficolta’ maggiore, guardando l’ intero continente, e’ sicuramente quella di entrare in contatto con una mentalita’ molto differente dalla nostra e spesso di avere a che fare con governi che soprattutto prima erano deboli e corrotti. Poi in molte aree c’e’ il problema dell’ energia elettrica, spesso discontinua e che non favorisce una corretta produzione industriale. Ma sono terre che hanno ricchezze enormi , abbondanza di materie prima, con una popolazione che cresce anno dopo anno e non vuole piu’ vivere in una condizione di poverta’ e arretratezza. La manodopera costa molto poco , ancora meno rispetto all’ est Europa. Solo in Africa ci sono queste possibilita’ di sviluppo, margini di miglioramento enorme che si possono solo immaginare.

L’Associazione Internazionale Italia Africa e’ nata da poco piu’ di un anno , attualmente di quali progetti vi state occupando ?
Per il momento in Italia siamo attivi nel Lazio, a Roma e presto lo saremo anche in Toscana con un nostro ufficio distaccato . il nostro primo obiettivo e’ quello di portare la cultura dell’ energia rinnovabile in Africa e proprio su questo argomento stiamo lavorando per aprire una scuola in Nigeria, dove formare tecnici ed esperti che possano poi restare e lavorare nel territorio.

lunedì 19 dicembre 2011

Africa- Next-Energy, un nuovo fondo per lo sviluppo delle rinnovabili nel continente

NextEnergy: nuovo fondo per lo sviluppo delle rinnovabili in Africa19-12-2011

E’ la nuova iniziativa della merchant bank NextEnergy Capital: il fondo ha un obiettivo di raccolta 400 milioni di euro finalizzati allo sviluppo di progetti etici nelle energie rinnovabili, nel business ambientale e nelle tecnologie sostenibili nel Continente africano

L’obiettivo è coinvolgere investitori qualificati americani, europei e sudafricani. "L’80% circa del fondo sarà utilizzato per la realizzazione d’impianti di generazione già autorizzati e di progetti infrastrutturali, mentre il restante 20% finanzierà lo sviluppo d’impianti in fase di autorizzazione e di tecnologie pulite in early-stage. - si legge in un comunicato - Una parte dei profitti del fondo, infine, andrà a sostegno di una Fondazione che ha lo scopo di diffondere l’approccio dell’impact investment (l'innovativa strategia per coniugare ritorni finanziari e impatti sociali e ambientali sulle comunità locali, su cui è basato il fondo ix:Africa, ndr) ad altre iniziative sociali in altri settori, quali alimentare, housing e sanitario".

Parallelamente alla raccolta di capitale, NextEnergy Capital ha dotato ix:Africa di capitale di avviamento per realizzare i primi progetti, tra cui un progetto-pilota (per la dimostrazione dei ritorni e degli impatti positivi generati) in collaborazione con la Banca per lo Sviluppo Sudafricana, per la realizzazione di un impianto fotovoltaico da 6,5 MW in Sudafrica. L’installazione pilota di ix:Africa sarà realizzato nella regione di Waterberg, 300 chilometri a nord di Johannesburg. L¹impianto, del valore complessivo di 18 milioni di euro, creerà 355 nuovi posti di lavoro in fase di costruzione, altri 125 posti per la produzione dei moduli fotovoltaici nel paese e 85 posti nel lungo termine (25 anni) nella regione.

Ix:Africa ha inoltre acquisito una quota pari al 20% di AfriTrak, società detentrice di un brevetto per un sistema di installazione di inseguitori per il fotovoltaico che sarà utilizzato nella costruzione dell’impianto nella regione di Waterberg. AfriTrak prevede di installare impianti fotovoltaici per 360 MW di potenza nel sud dell’Africa nei prossimi 5 anni, creando 5.000 nuovi posti di lavoro nel lungo periodo.(f.n.)

Fonte www.zeroemission.eu

domenica 4 dicembre 2011

Syrie-Appel urgent pour mettre fin a l'intervention militaire etrangere en Syrie et retablir les droits humains et le respect de la legalite

Syrie NO WAR

Appel urgent pour mettre fin à l'intervention militaire étrangère en Syrie et rétablir les droits humains et le respect de la légalité.

Nous, soussignés organisations humanitaires ( ONG) pour les droits humains, vous exhortons à mobiliser les Nations Unies et la communauté internationale à prendre des mesures immédiates pour faire cesser toute intervention militaire étrangère contre la Syrie, et au contraire, d'agir de bonne foi pour une honnete médiation. Il est essentiel d’agir rapidement. Nous demandons d'agir de bonne foi pour rejoindre une vraie médiation pacifiques.

Au cours des derniers mois, nous avons observé une augmentation constante des campagnes de presse qui présentent seulement une vision partielle et pas vérifiée ce qui passe en Syrie. La même chose s'est produite aussi dans le cadre des préparatifs à l'intervention étrangère en Libye.

Nous savons qu'il ya des affrontements violents entre les troupes gouvernementales et les insurgés armés de l'auto-proclamé " Armée Libérée Syrienne " avec des bases en Turquie, près de la frontière syrienne. Et nous savons que ces conflits provoquent une énorme nombre de morts parmi les civils, qui sont toujours les premières victimes de n’importe quel conflit. Il semble donc clair que les deux côtés armées ont des responsabilités.

Mais un'ingérence militaire étrangère n'est pas une bonne façon de protéger les droits civils et humains.

NOUS affirmons avec force que:

1) le projet de «intervention militaire humanitaire» en Syrie est la pire des solutions et il ne peut pas revendiquer aucune légitimité, car on ne peut pas obtenir la protection des droits humaines par un'intervention armée;

2) En effet, l'histoire récente montre que, les résultats inévitables de l'intervention armée étrangère, sont des violations massives des droits, comme en Libye;

3) La contrebande d'armes dans une zone de conflit alimente seulement une guerre «civile» et ce doit être arrêtée;

4) On ne peut pas autoriser que une scénario libyenne prende place en Syrie aussi, c'est à dire une «no-fly zone" qui se transforme en une intervention militaire directe suivie par des massacres et des violations massives des droits.


Nous exhortons donc la COMMUNAUTÉ INTERNATIONALE pour favoriser:

1. Un cessez le feu sur les deux côtés et une médiation neutre entre les parties: nous rappelons que la proposition faite par certains pays d'Amérique latine à partir du groupe Alba semble être accueilli aussi par l'opposition non-armée

2. Des mesures pour arrêter l'ingérence militaire et politique étrangère en Syrie visant à déstabiliser le pays (et éventuellement toute la région);

3. Restauration de la Syrie dans le bloc régional;

4. Fin des sanctions actuelles qui portent atteinte à des civils;

5. Une mission internationale d'enquête par les pays et les organisations neutres pour établir la vérité sur les conditions de vie en Syrie;

6. Une enquête menée par les observateurs internationaux neutres sur les accusations et sur les nouvelles rapports en provenance de Syrie et qui, à présent, il n'a pas été possible de vérifier.

Per firmare la petizione
www.peacelink.it