sabato 8 gennaio 2011

L'Onu (Unisdr):"Gli eventi meteorologici estremi non sono piu' eccezionali..Bisogna prepararsi alle catastrofi"

LIVORNO. Le inondazioni che stanno colpendo l'Australia orientale, facendo danni incalcolabili, secondo l' International strategy for disaster reduction dell'Onu (Unisdr) «dimostrano nuovamente la necessità per tuitti i Paesi, sviluppati ed in via di sviluppo, di prepararsi all'aumento delle catastrofi, se vogliono evitare perdite economiche crescenti, mentre le condizioni meteorologiche sono sempre più imprevedibili ed estreme».

Le piogge torrenziali che si sono abbattute a fine anno sulle province australiane del Queensland e del New South Wales, dopo il passaggio del ciclone tropicale Tasha hanno costretto migliaia di persone ad abbandonare le loro case, spesso con l'aito di elicotteri e dell'esercito. Il governo di Canberra ha decretato lo stato di catastrofe naturale in 38 regioni, spesso in aree che hanno già subito prolungate siccità e devastanti incendi boschivi. Le inondazioni hanno distrutto i raccolti agricoli e provocato la chiusura di diverse miniere di carbone nel Queensland.

L'inviata speciale del segretario generale dell'Onu per la riduzione dei rischi delle catastrofi, Margareta Wahlström, ha sottolineato che «i danni dovuti alle inondazioni potrebbero raggiungere 1 miliardo di dollari (una cifra prudenziale che sembra già superata, ndr). Con le condizioni meteorologiche sempre più imprevedibili ed estreme, dei costi di questa grandezza possono diventare moneta corrente in tutte le regioni del mondo, a meno che non cambiamo urgentissimamente il nostro modo di pensare di reagire alle catastrofi. All'Onu ci interessa cambiare l'idea che le catastrofi siano "naturali" e di portare la gente ad accettare che le catastrofi "siano causate dall'uomo" e che bisogna prepararsi. Con degli sforzi di pianificazione è possibile ridurre l'impatto delle tempeste o di altri rischi. Se continuiamo a trattare le catastrofi come degli avvenimenti disconnessi dalle nostre azioni, non cambierà nulla. E noi resteremo vulnerabili davanti a dei Danni sempre più costosi».

Ormai queste inondazioni eccezionali non sono più tali ed accadono in maniera sempre più ravvicinata. Un sito ufficiale del governo federale australiano spiega che «più di un milione di km2 del Queensland e del New South Wales erano stati inondati nell'aprile 1990». Nel gennaio 1974 un ciclone aveva devastato con piogge torrenziali Brisbane e numerose località del sud-est del Queensland e del nord del Nuovo Galles del Sud, facendo 14 morti e 300 feriti e distruggendo 56 case e sommergendone altre 1.600.

Secondo la Wahlström "La chiave per ridurre l'impatto delle catastrofi è prevedere le conseguenze del nostro sviluppo economico e sociale e di assicurarsi che le valutazioni dei rischi diventino una parte routinaria della pianificazione». Forse l'inviata di Ban Ki-moon dovrebbe farsi un giro anche nello sfascio pendulo dell'Italia divorata dal cemento e nel suo territorio violentato e abbandonato.

Nel 2010 alla campagna "Making cities resilient" dell'Unisdr, che prosegue anche nel 2011 e che tenta di incoraggiare i governi locali di tutto il mondo ad effettuare delle valutazioni dei rischi ed a stanziare un budget per ridurre i rischi di catastrofe, soprattutto mantenendo le infrastrutture essenziali e controllando l'éducazione e la formazione per la riduzione dei rischi. Alla campagna però fino ad ora hanno aderito 159 città, tra e quali in Italia solo Venezia ed Ancona.

Fonte www.greenreport.it

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