venerdì 21 gennaio 2011

La prima centrale atomica giordana sara' costruita in zona sismica ?

LIVORNO. Secondo fonti del governo della Giordania, sarebbe a buon punto l'accordo con gli Stati Uniti per la fornitura di 4 reattori nucleari al piccolo regno hascemita, che si getterebbe nell'avventura nucleare proprio come hanno già fatto da tempo i suoi vicini israeliani e stanno facendo o tentano di fare gli altri Stati arabi, dalla Siria, agli Emirati del golfo.

I colloqui con gli americani, che avrebbero quindi avuto la meglio sulla sfilza di pretendenti che andava dai francesi ai canadesi, passando per coreani e giapponesi, riguarda anche aspetti come l'arricchimento dell'uranio, la localizzazione della centrale nucleare e gli impatti ambientali.

Un rapporto del Congresso statunitense sottolinea però che «Ci sono ancora una serie di ostacoli da chiarire prima che la Giordania possa iniziare la costruzione su larga scala di un qualsiasi reattore, compresa la determinazione della sua localizzazione, il suo costo e che ruolo, nel caso, gli Stati Uniti possono giocare nel fornire assistenza tecnica».

Il Middle East Newsline rivela che un rapporto dell'analista Jeremy Sharp per il Congressional Research Service (Crs), ha identificato diversi punti preoccupanti per Washington, tra i quali un problema non da poco: l'area costiera della Giordania, lo stretto corridoio di Aqaba, sarebbe troppo piccola per poter ospitare la struttura della centrale nucleare, quindi dovrebbe esere realizzata all'interno. Ma non è finita: ci sarebbero grossi problemi anche per la realizzazione delle gigantesche tubazioni necessarie per pompare l'acqua dal Mar Rosso e soprattutto per i terremoti nelle vicinanze del Mar Morto.

Gli israeliani, che di nucleare, sia pacifico che militare, se ne intendono, hanno messo in guardia gli americani ed i giordani sui pericoli derivanti dalla costruzione di un reattore vicino al Dead Sea Rift, un'area soggetta a forti terremoti e li hanno avvertiti che un sisma potrebbe produrre un massiccio fallout radioattivo che potrebbero mettere in pericolo il suo porto meridionale di Eilat.

La Giordania prima o poi dovrà togliere i piedi dalle troppe scarpe nucleari in cui li ha infilati: fino ad oggi ha firmato accordi nucleari con Gran Bretagna, Francia, Russia ed Usa e 4 multinazionali atomiche sono in competizione per l'appalto per costruire il primo reattore nucleare: la sudcoreana Korea Electric Power, l'immancabile francese Areva, la canadese Atomic Energy e la russa Atomstroyexport.

La Giordania insiste con gli americani sul suo diritto di arricchire l'uranio come parte del suo programma nucleare (proprio come stanno facendo gli iraniani ad Istambul nell'incontro con il G5+1), ma Washington non gradisce e minaccia di tagliare i finanziamenti al nucleare giordano.

Nel rapporto del Crs "Jordan: Background and U.S. Relations" si legge che «Riguardo a questo, l'amministrazione Obama ha continuato l'approccio dell'amministrazione Bush per cercare di limitare l'adozione della tecnologia di arricchimento dell'uranio tra gli altri Paesi al fine di limitare la potenziale diffusione di competenze o materiali che potrebbero essere utilizzate per costruire armi nucleari. Dall'altra parte, il governo Giordano insiste nel dire di avere il diritto di arricchire le sue risorse inerne di uranio ed i funzionari si sono impegnati a spedire all'estero l'uranio dei loro giaciomenti per la trasformazione in combustibile nucleare».

L'amministrazione Obama sta insistendo perché la Giordania firmi il cosiddetto accordo 123 (sottoscritto a fine 2010 anche dalla Russia) che vieterebbe l'arricchimento dell'uranio al regno hascemita. Gli Emirati Arabi Uniti, che si preparano a farsi costruire i reattori nucleari dai sudcoreani, hanno già dato il loro consenso all'accordo 123, mentre la povera Giordania, ritagliata nel deserto tra Israele, la Palestina semilibera e occupata, la Siria, l'Iraq sciita e l'Arabia Saudita, sta cercando di strappare un compromesso che sa di assicurazione sulla vita.

Un anonimo funzionario giordano ha detto al World Tribune: «Anche se c'è una maggiore comprensione del nostro punto di vista, il divario resta ampio, ma le trattative sono in corso. Abbiamo ancora un lungo cammino davanti a noi prima di raggiungere un accordo».

Ma gli americani sanno benissimo una cosa: senza il loro consenso nessuno potrà costruire una centrale nucleare in Giordani

Fonte www.greenreport.it

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