giovedì 27 gennaio 2011

Si allarga la forbice del prezzo tra petrolio Brent(mercato europeo) e WTI.

Il mercato petrolifero è convulso e confuso, con Brent e Wti che sembrano avere vite separate. Il riferimento europeo, salito ieri a 97,91 dollari al barile (+2,8%), vale ormai oltre 10 $ più del greggio americano: il differenziale più alto da due anni a questa parte.
In dicembre si era al picco della domanda invernale. Ora si avvicinano, anticipate, le manutenzioni di molte raffinerie, in special modo in Europa. L'unico mercato che registra una solida domanda è comunque quello orientale, con i consumi cinesi stimati in crescita nell'ordine del 10 per cento. Qualche timido segnale di ripresa si osserva negli Stati Uniti, ma in Europa la domanda di prodotti finiti ristagna, I margini sono stati praticamente nulli fino alla scorsa settimana e si attendono nuove chiusure definitive di raffinerie, anche in Italia, come dichiarato dal presidente dell'Unione petrolifera, Pasquale De Vita.
La salita più marcata del Brent ha avuto il risultato di chiudere l'arbitraggio dei greggi da Mare del Nord, West Africa e Nord Africa verso Usa e Far East. Il differenziale è a tal punto invertito che verso il mercato europeo fanno capolino qualità di greggio sudamericane (colombiane, venezuelane e messicani), con i differenziali di qualità sotto forte pressione perché la domanda non permette di assorbire neanche le qualità "locali".
Ieri nemmeno la pubblicazione di dati ribassisti sulle scorte Usa (+4,8 milioni di barili per il greggio, +2,4 per le benzine e -0,14 mb per i distillati) è riuscita a provocare reazioni negative sui prezzi. Sono le agende dei grandi traders a dare la cadenza ai prezzi. Nel breve termine la scommessa è sullo spread Brent-Wti (JpMorgan ne ha teorizzato un allargamento smisurato) e ad alimentarla ci sono le scorte di Wti a Cushing, salite la settimana scorsa di 800mila barili a 37 milioni, ma ancora ben lontane dal limite di 44 milioni di capacità. In passato si era però arrivati al "tutto pieno" senza che lo spread si allargasse così tanto.
Sempre nel breve termine, ma sul fisico, è protagonista la Hetco (Hess Trading) che nelle catene di Forties si è accaparrata almeno 9 carichi per consegna febbraio (ieri girava voce di ulteriori 2 carichi). L'obiettivo era far salire il Brent a pronti (sicuramente le posizioni "di carta" erano più abbondanti della disponibilità fisica), per poi offrire Brent a differenziali calanti, fino a 70 cents di sconto.


Prezzi assoluti in salita, margini in sofferenza e competizione di greggi da altre aree di mercato hanno eroso i differenziali in Europa. Il riferimento sour Ural è crollato a -3,60 $/bbl sul Brent. La prossima settimana i listini per marzo di sauditi, iraniani ed iracheni sono attesi in ribasso di almeno 1 $/bbl rispetto a febbraio. Particolarmente critica la situazione delle qualità pesanti, con domanda praticamente nulla di bitumi, ed il nuovo listino del siriano pesante Souedie a 9,25 $/bbl di sconto sul Brent, vicino ai minimi storici.
Difficile fare previsioni quando i fondamentali non contano più nella definizione dei prezzi. La proposta Volcker per limitare l'impatto della finanza Usa sui mercati a termine prende ancora tempo ed è nel mirino dell'opposizione repubblicana che protegge Wall Street. Anche in Europa si guarda con preoccupazione alla distorsione dei prezzi delle materie prima e il presidente francese Sarkozy è solo l'ultimo in ordine di tempo a sottolinearlo.


Fonte www.sole24ore.com

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