LIVORNO. Sono sicuramente due, ma i giornali africani parlano anche di 5 o addirittura 10, i manifestanti uccisi il 5 gennaio ad Arusha, la principale città del nord della Tanzania, dalla polizia che ha represso nel sangue una manifestazione del Chadema, il principale partito di opposizione, arrestando anche 6 dei suoi dirigenti. Tra gli arrestati c'era anche Wilbrod Slaa (a sinistra nella foto), uno de principali leader del Chadema e candidato (perdente) alle elezioni presidenziali del 31 ottobre vinte da Jakaya Kikwete
La scintilla sono state le elezioni locali, ma da giorni l'opposizione protesta anche contro le continue interruzioni di corrente. John Mrema, il portavoce parlamentare del Chagema, ha detto all'Afp: «Secondo le nostre informazioni, 5 persone sono state uccise e più di 60 ferite. E' molto difficile avere il numero preciso delle persone arrestate. Ancora stamattina (il 6 gennaio), la polizia stava arrestando della gente». Il Mount Meru Hospital dice che però sono stati ricoverati solo 26 feriti. Il capo della polizia di Arusha, Tobias Andengenye, ha confermato solo la morte di due persone, 9 feriti (tra cui 3 poliziotti) e una cinquantina di arresti.
La tranquilla Tanzania, che aveva tenuto solo un paio di mesi fa elezioni giudicate esemplari, si va quindi ad aggiungere al crescente numero di Paesi africani dove sono ripresi scontri politici, etnici e tribali e rivolte per motivi economici.
Migliaia di sostenitori del Chadema si erano riuniti il 5 gennaio per denunciare la rielezione ritenuta fraudolenta di Kikwete e la corruzione del suo regime. Slaa aveva arringato la folla nel centro di Arusha: «Perché non lasci la presidenza, mister Kikwete?». La situazione si stava scaldando e la polizia ha pensato bene di sparare per "disperdere i manifestanti" prima di procedere agli arresti dei capi dell'opposizione. Quando la folla ha tentato di marciare verso il commissariato per liberarli gli spari sono stati ad altezza d'uomo.
Ora il Chadema dice che «Il regime di Jakaya Kikwete dovrebbe semplicemente rimettersi alle istanze giudiziarie abilitate a determinare le responsabilità degli uni e degli altri». Secondo Radio France International «il partito di opposizione protestava contro i risultati delle elezioni municipali ad Arusha. Il Chadema è accusato di aver prima annullato la manifestazione e poi di averla tenuta ugualmente. Le forze dell'ordine dicono di non aver potuto far altro che sparare proiettili veri».
La manifestazione era organizzata per denunciare i trucchi che hanno permesso di eleggere a sindaco di Arusha un candidato del partito al potere in Tanzania, il Chama Cha Mapinduzi (Ccm), ma sullo sfondo hanno le proteste generalizzate per le continue interruzioni di corrente ed alle restrizioni alla libertà di espressione e di riunione imposte dal Ccm in Tanzania dopo la sua vittoria che pure è stata dichiarata schiacciante e corretta dagli osservatori internazionali.
Il loquace Andegenye ha spiegato a Rfi che «Centinaia di manifestanti si erano portati davanti al nostro commissariato, avevano dei bidoni di benzina e ci tiravano delle pietre. I miei uomini hanno usato dei lacrimogeni ed effettuato dei tiri di avvertimento, prima di mirare alla folla». L'opposizione denuncia «un uso ingiustificato e sproporzionato della forza», Slaa ed altri 30 militanti del Chadema sono stati liberati sotto cauzione dopo essere stati processati e condannati per direttissima per adunanza illegale dalla Resident Magistrate's Court di Arusha.
Gli scontri e la brutalità della polizia mettono in dubbio l'immagine della Tanzania come Paese stabile e sicuro. Infatti, gli ultimi scontri di piazza in questo grande e povero Paese africano, passato dal socialismo africano della post indipendenza ad un tentativo di democrazia liberale e "capitalista" , risalgono al 2001. Evidentemente dietro la facciata tranquilla ci sono delle crepe profonde che emergono drammaticamente alla prima crisi energetica ed appena l'opposizione alza la testa.
Fonte www.greenreport.it
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