La teoria di Hubbert sostiene che la produzione di una risorsa esauribile segue una curva a campana. Cioe' la produzione tende a crescere, pur con un andamento che dipende da molte variabili, tocca un "picco di produzione" e da quel momento inizia a diminuire.
Questa teoria nasce dall' osservazione di casi storici: il primo caso osservato forse e' stata la produzione di olio di balena negli Stati Uniti nel secolo XIX, ma il caso piu' citato e' la produzione di petrolio negli Stati Uniti che e' cresciuta fino al 1970, ha raggiunto il suo picco in quell' anno, per poi decrescere continuamente.
Hubbert aveva previsto esattamente il picco petrolifero degli Stati Uniti nel 1970, anche se oggi possiamo dire che le previsioni possono evere attendibilita' nelle tendenze di fondo mentre i tempi esatti della evoluzione della produzione non possono essere individuati prima con certezza e dipendono anche da scelte umane che, nel complesso cammino verso il momento del picco, possono essere diverse.
Questo cammino a campana della produzione di risorse e' frutto di un insieme complesso di cause,le due principali sono la limitatezza delle risorse e le logiche economiche.
Possiamo individuare varie fasi del ciclo di Hubbert che spiegano bene i meccanismi che provocano questo andamento.
Prima fase:
Espansione rapida.
La risorsa e' abbondandante e sono necessari investimenti limitati per estrarla. La crescita della produzione e' esponenziale.
Seconda fase:
Inizio dell' esaurimento.
Le risorse piu' facili, quindi meno costose, sono estratte per prime. Quindi, iniziando queste a diminuire, e' necessario estrarre risorse piu' difficili e fare investimenti maggiori.
Terza fase:
Il picco e il declino.
Si arriva al punto che gli investimenti necessari non sono piu' sostenibili. La produzione raggiunge un massimo (il picco di Hubbert) e inizia a declinare.
Quarta fase:
Il declino finale.
Si fanno sempre meno investimenti. la produzione continua ma diminuisce fino a cessare.
Parlando della produzione di petrolio e' necessario precisare che esistono diversi tipi di risorse fossili dalle quali si possono estrarre combustibili fossili.
In primo luogo esiste il petrolio cosiddetto "convenzionale", ovverro quello che si estrae in forma di liquido poco viscoso dai pozzi. Abbiamo poi il petrolio cosiddetto "non convenzionale" che include diversi tipi come il greggio da "acque profonde" e "l' olio pesante".Ci sono inoltre i gas condensati e il petrolio che si puo' estrarre dalle sabbie bituminose. Il combustibile liquido puo' essere ottenuto anche dal gas naturale o dal carbone mediante vari tipi di trattamento. Il petrolio convenzionale, per ora, rappresenta la frazione piu' abbondante della produzione.
NB: questa pagina e' stata scritta facendo una sintesi e sicuramente peggiorando la presentazione del picco di Hubbert del prof. Ugo Bardi sul sito dell'Aspo Italia.
In quale anno arrivera’ il picco della produzione petrolifera ?
In realta’ lo sapremo solo quando questo sara’ stato superato. L’ Agency International Energy (acronimo AIE o IEA), che ha come membri 28 paesi ad economia avanzata, nel suo rapporto 2010 sulla situazione energetica ha scritto che la produzione del greggio (dove per greggio si intende il petrolio convenzionale, vedere la definizione nel paragrafo precedente) non superera’ piu’ la quota raggiunta nel 2006 (70 mb/g, milioni di barili il giorno) e rimarra’ costante a 68-69 mb/g fino al 2025 per poi declinare inesorabilmente. Gli incrementi di produzione petrolifera saranno dovuti esclusivamente alla produzione di frazioni liquide di gas naturale (NGL) e di petrolio non convenzionale (piu’ costoso, inquinante e di peggiore qualita’).
Presa alla lettera l’ affermazione e’ gravissima, se il processo si avverasse con questi tempi, avrebbe conseguenze pasanti sulle economie di tutti i paesi. La fondatezza della previsione potremmo verificarla solo nel futuro, per il momento andrebbero prese pero’ delle precauzioni ma questo e’ ancora lontano dai pensieri delle elite mondiali economiche, intellettuali e politiche. Nel frattempo, dopo la pubblicazione del rapporto (10 novembre 2010) il prezzo del petrolio e’ salito sui 90 dollari il barile, toccando i valori massimi dal settembre-ottobre 2008, momento dell’ esplodere della crisi finanziaria; in Europa tra l’ altro questo avviene in un momento di difficolta’ per l’ euro che l’8 gennaio 2011 e’ quotato 1,29 dollari mentre al momento dei prezzi massimi del greggio (luglio 2008- fino a 148 dollari il barile) un euro valeva 1,60 dollari attenuando cosi’ nel vecchio continente gli effetti dei rincari record.
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