mercoledì 2 febbraio 2011

Contratto mondiale per l' energia n.3

Il contratto impegna le forze che lo sottoscrivono a:

agire per una profonda riforma del pensiero economico dominante e delle sue regole, in modo da abbandonare lèillusorio dogma liberista dellèeterna crescita economica (in palese conflitto con i principi fondamentali della fisica e dellèecosistema) e per trasformare, il rispetto dei vincoli del mondo fisico, della natura e della convivenza fra i popoli, in opportunitè di sviluppo economico ed occupazionale. Eè necessaria una riforma fiscale e dei sistemi tariffari che, a partire dalla rimozione degli incentivi perversi allèaumento del consumo di energia e dalla detassazione dellèenergia prodotta da fonti rinnovabili, riduca sensibilmente nel mondo del lavoro il peso del fisco e della spesa sociale, che devono invece gravare su chi provoca danni irreversibili alla collettivitè e in particolar modo sullèinquinamento e sul consumo di risorse non rinnovabili

produrre azioni per garantire a tutti lèaccesso allèenergia, in particolare:

riequilibrando i consumi energetici fra la parte ricca del pianeta, che deve consumare meno, e quella povera, nella quale deve invece essere garantito a tutti il diritto a servizi energetici adeguati.

Ridurre i consumi senza ricadere nella povertè si puè, se dal modello dissipativo di oggi si passa ad usi dellèenergia piè intelligenti, piè efficienti e piè consapevoli dei limiti fisici ed ecologici del pianeta. Indurre nuovi consumi di energia per giustificare la necessitè di aumentarne lèofferta è inutile, costoso e dannoso. Servono invece regole, scelte normative e investimenti nelle tecnologie che garantiscono i servizi energetici (caldo, fresco, illuminazione, alimentazione, produzione, mobilitè) con un uso minore di energia primaria (il miglior kwh è quello che non si produce). Cosè come si puè garantire, limitando lèimpatto ambientale, lo sviluppo a chi non ce lèha, se si evita di inseguire il modello inquinante, irresponsabile e nefasto dei paesi ricchi

adottando legislazione, sistemi tariffari e fiscali che rimuovano le barriere allèuso efficiente e razionale dellèenergia

abolendo le distorsioni di mercato ed ogni incentivo in favore del nucleare e della combustione di fonti fossili e di rifiuti per diffondere invece sistemi di promozione delle fonti rinnovabili (con incentivazione, differenziata per fonte, della quantitè di energia prodotta, come per esempio nel sistema tedesco del conto energia, giè adottato da molti paesi)

promuovendo i percorsi formativi, necessari allèadozione dei principi di sufficienza nella domanda di servizi energetici, di efficienza nella loro fornitura e soprattutto utili alla diffusione delle conoscenze per progettare, produrre e gestire le tecnologie che sfruttano le fonti rinnovabili

garantendo attraverso la creazione di unèagenzia presso le Nazioni Unite, la diffusione delle tecnologie che permettono lo sfruttamento delle fonti rinnovabili e usi razionali ed efficienti dellèenergia

promuovere un modello energetico distribuito, partecipato e democratico, governato da regole, decise da autoritè pubbliche, che consentano di fare dellèenergia non una merce, ma un bene comune e un diritto e soprattutto lascino agli abitanti di un territorio il diritto di decidere se e come sfruttare le risorse energetiche di cui la loro terra è ricca

promuovere un nuovo modello di mobilitè per persone e merci, che in primo luogo ne garantisca a tutti il diritto, come servizio definito in base alla necessitè. Si deve realizzare un sistema di trasporto piè collettivo ed intermodale, a ridotto consumo di risorse territoriali ed energetiche, con minime emissioni inquinanti e climalteranti. Un modello collegato alla raggiungibilitè, che favorisca lèuso dei piedi, della bicicletta, dei trasporti pubblici, che liberi suolo per restituirlo alla vita in comune. La sua diffusione va realizzata pianificando:

una riduzione dei bisogni di mobilitè e degli spostamenti irrazionali

scelte infrastrutturali di trasporto pubblico su rotaia e acqua

innovazioni e miglioramento del rendimento dei mezzi di trasporto individuali (riduzione del peso della velocitè e con accelerazioni moderate) e nei sistemi di trazione (modelli ibridi e totalmente elettrici) e nei vettori energetici (biocarburanti appropriati ed idrogeno verde prodotto con fonti rinnovabili

promuovere un modello agro-alimentare energeticamente sostenibile.

Il modello agro-alimentare dei paesi industrializzati che si basa sulla agricoltura ed allevamento intensivi, con enorme impiego di prodotti chimici e farmaceutici, di carburanti ed acqua, deve essere modificato radicalmente, incentivando lèutilizzo di cibi di origine vegetale, coltivate localmente in modo biologico.

promuovere usi del territorio e politiche urbanistiche energeticamente sostenibili, che impediscano lèedificazione e la cementificazione selvaggie, fermino la deforestazione consentano un recupero di naturalitè dei suoli e una loro capacitè di trattenere il carbonio

produrre azioni e suscitare conflitti capaci di garantire la realizzazione degli obiettivi del protocollo di Kyoto (contrastando un ricorso programmatico al commercio delle emissioni) e contemporaneamente in grado di costruire le condizioni di un nuovo protocollo che come richiesto dalla comunitè scientifica impegni i governi a realizzare entro il 2050 una riduzione delle emissioni dei gas serra dellè80% rispetto a quelle del 90.

L'obiettivo strategico che perseguiamo con questo contratto è che, sulla base di azioni articolate e differenziate fra i paesi ricchi e quelli poveri, entro il 2050, i consumi non devono superare la soglia di un tep/anno ad individuo.

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