lunedì 28 febbraio 2011

Fotovoltaico, il governo ormai in stato confusionale, vorrebbe abrogare di fatto il conto energia 2011.

Ad oggi sono gia' stati incentivati impianti fotovoltaici per 3700 MW di potenza cumulativa, altri impianti per 3770 MW hanno chiesto di usufruire della 129/2010 (incentivi 2010 per impianti installati nel 2010 ma allacciati nel 2011). In realta' qualcuno di questi ultimi impianti ha gia' fatto domanda di incentivo ed e' compreso tra i 3700 MW incentivati. Pero' ufficialmente (con una asseverazione di un tecnico abilitato) sono stati gia' installati impianti per almeno 6000/6500 MW di potenza cumulativa.
Entro questa settimana Il governo, a quanto si e' capito, porra' l' obiettivo gia' esistente di 8000 MW nel 2020 come LIMITE VINCOLANTE delle incentivazioni (vincolo che prima non esisteva). Non sono previste eccezioni se non per impianti gia' autorizzati. Insomma, se saranno raggiunti 8000 MW il giorno prima dell' autorizzazione di un impianto questo non avra' incentivi.Non e' possibile prevedere quando sara' raggiunto questo limite (a dicembre nel giro di un mese sono spuntati improvvisamente 4000 MW), ma si prevede nell' anno in corso. Questa decisione annulla di fatto il conto energia 2011 che prevedeva incentivi fino al 2013 , con un limite vincolante di 3000 MW (ma solo per questo incentivo 2011) e 14 mesi di tempo ,dopo il raggiungimento di questo limite, per terminare gli impianti ormai progettati (anche quelli ancora non autorizzati). Sulla base di questo conto energia della durata di tre anni sono stati fatti investimenti e anche progetti di vita (anche se limitati ai prossimi tre anni). Io credo che Berlusconi cadra' prima del raggiungimento di 8000 MW di potenza fotovoltaica e si rimediera' a questo, ammesso che venga approvato cosi' (cosa che mi sembra assurda,nelle rinnovabili lavorano anche molti elettori di Berlusconi). Vi segnalo comunque l' ennesimo atto di questo governo che dimostra una scarsa lucidita' e molta approssimazione.
marcopa
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Colpo di spugna sul conto energia ?

C’è il rischio di una moratoria degli incentivi al fotovoltaico in Italia. E’ quanto si intuisce dalla bozza del decreto legislativo per il recepimento della direttiva rinnovabili 2009/28/CE. Il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvare mercoledì il provvedimento. Il mondo del fotovoltaico e ambientalista è sul piede di guerra.

Lo avevamo ipotizzato viste le bordate di Confindustria e Autorità contro gli incentivi alle rinnovabili e al fotovoltaico in particolare e la probabile reazione emotiva per gli effetti del decreto "Salva Alcoa": ora c’è il rischio di una moratoria degli incentivi al fotovoltaico in Italia. E’ quanto si legge dalla bozza del decreto legislativo per il recepimento della direttiva rinnovabilI 2009/28/CE. In particolare sul fotovoltaico l’articolo 23 comma 11 lettera d) prevede che: “a decorrere dal 1 gennaio 2014 viene abrogato il conto energia. Nel caso di raggiungimento anticipato dell’obiettivo specifico per il solare fotovoltaico, fissato a 8.000 MW per il 2020 è sospesa l’assegnazione di incentivi per ulteriori produzioni da solare fotovoltaico fino alla determinazione, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, da adottare di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del mare, sentita la Conferenza unificata, di nuovi obiettivi programmatici e delle modalità di perseguimento”. Il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvare giovedì 3 marzo il provvedimento che rischia di bloccare inoltre anche lo sviluppo dell'eolico (ma di questo parleremo in un altro articolo).

Il rischio è forte, poiché l’obiettivo degli 8.000 MW previsto dal Piano di Azione Nazionale verrà raggiunto già entro l’estate (tra impianti collegati e in via di collegamento si superanno a fine primavera i 7 GW) e un provvedimento di questo tipo porterebbe oggi stesso a un blocco da parte delle banche dei finanziamenti di nuovi impianti visti i lunghi tempi di connessione e una corsa al fotofinish per accaparrarsi gli centinaia megawatt a disposizione. Già l’effetto annuncio di questo provvedimento avrà creato il panico. Inoltre, aspetto gravissimo, si avrebbe un impasse totale di un comparto che in questi due anni ha avuto la caratteristica, unica nell’industria nazionale, di essere anticiclico. Secondo le diverse valutazioni il fatturato 2010 del settore FV dovrebbe attestarsi tra 25 e 40 miliardi di euro, quindi più del 2% del Pil 2010.

Certo, una rivalutazione delle tariffe andrà fatta rapidamente, anche per accompagnare la tecnologia alla grid parity, ma con questo colpo di spugna si rischia di affossare migliaia di posti di lavoro e distruggere il lavoro di anni di centinaia di aziende che rappresentano una concreta realtà economico-produttiva e occupazionale di questo paese.

Con il raggiungimento degli 8.000 MW di potenza alcuni operatori hanno valutato che letasse annuali pagate dal settore (sugli utili e sul personale) ammonterebbero in totale a circa 2 miliardi di euro, mentre quelle pagate dai soggetti responsabili degli impianti saranno di ulteriori 0,5 miliardi di euro, a fronte di costi previsti in bolletta per circa 3,7 miliardi di euro. Il bilancio migliora se si considerano le multe evitate per le minori emissioni di CO2 rese possibili dalla diffusione del fotovoltaico e i costi evitati per la cassa integrazione (chiusura di aziende e licenziamenti) che viene pagata dallo Stato.

Perché il fotovoltaico fa così paura ai poteri energetici tradizionali? Forse perché, con i consumi elettrici attuali (300 TWh) già 8 GW di potenza installata rappresenterebbero una quota di produzione sul totale consumato piuttosto importante, cioè quasi il 3%? E se si puntasse, come sarebbe giusto, a 20 GW al 2020? Consideriamo che la Germania ha un obiettivo nazionale a fine decennio di 52 GW fotovoltaici.

Considerando che gli incentivi dovranno decrescere, come è tipico di ogni conto energia (o feed in tariff), con il primo obiettivo di 8 GW il costo sulla bolletta annuale per ogni famiglia non dovrebbe superare 28 euro; ma computando tutti i benefici che il settore verserà alle casse statali, questa spesa sarà inferiore ai 10 euro all’anno.

In merito agli incentivi, alcune associazioni del rinnovabili, come Ises Italia e Kyoto Club, ritengono sensato "sostituire l’ipotesi di adeguamento triennale degli incentivi con un meccanismo permanente per il loro adeguamento, correlato a parametri certi, come l’andamento dei costi a livello europeo delle singole tecnologie, del prezzo del kWh nel caso elettrico e del gas in quello termico, da definire all’interno del processo di revisione complessiva degli incentivi”.

Nelle prossime ore segnaleremo tutte le posizioni del mondo del fotovoltaico e le contromisure a questo scellerato provvedimento che speriamo venga immediatamente cancellato.

Leonardo Berlen
28 febbraio 2011

fonte www.qualenergia.it

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