martedì 14 giugno 2011

Petrolio,"mercati sotto stress",il prezzo salira' ancora-15 giugno 2011.

«Siamo inermi di fronte ai rally»
di Sissi Bellomo
15 giugno 2011 alle ore 06:44.

I mercati petroliferi sono «in una condizione di stress», che quasi ineluttabilmente farà salire il prezzo del barile, a prescindere dall'Opec e dagli speculatori. Non è ottimista Jorge Montepeque, Global Editorial Director di Platts, agenzia nota soprattutto come fornitore di prezzi e indici sul al mercato fisico dei carburanti. Montepeque, ospite all'assemblea annuale dell'Unione petrolifera oggi a Roma, ha accettato di farsi intervistare dal Sole 24 Ore.

Sul mercato si osserva qualche segno di distruzione della domanda di petrolio: non basterà a frenare i prezzi?

In realtà per capire le reazioni della domanda bisogna focalizzarsi sui prezzi al consumo. E, almeno in Europa, i carburanti sono pesantemente tassati. Se le stesse tasse gravassero sul greggio, il suo prezzo non sarebbe di 120 ma di 350-400 dollari al barile.
Un prezzo enorme: la domanda dovrebbe risentirne.
In realtà non ne risente abbastanza da far scendere il prezzo del petrolio. Negli Usa la benzina costa molto meno che da noi, perché ci sono meno tasse. E comunque in nessun Paese i carburanti replicano gli aumenti del greggio: se il barile sale da 100 a 120 $, il prezzo al consumo della benzina non sale del 20, ma del 5 per cento.

I tempi di reazione si allungano dunque?

Bisogna guardare anche ad altri fattori. Durante il credit crunch, ad esempio, il calo della domanda petrolifera c'è stato. Ma a provocarlo non sono stati tanto i prezzi alti, quanto il deterioramento delle condizioni economiche. Ora però l'economia va meglio: a Oriente la crescita è molto forte, anche Africa e America Latina stanno crescendo. È vero che gli Usa crescono poco e che in Europa crescono solo alcuni Paesi. Ma a livello globale i consumi petroliferi salgono. Non siamo più noi, americani ed europei, a guidare la domanda energetica, ma le economie emergenti. Il che ci mette in difficoltà, perché non abbiamo alcuna influenza su quei mercati.

Non abbiamo proprio nessuna possibilità di contrastare il caro-petrolio?

Beh, potremmo crescere ancora meno. Ma non mi sembra una soluzione auspicabile. Un'altra via è adottare una politica monetaria restrittiva: con una minore liquidità, le materie prime forse salirebbero meno. Oppure dovremmo aumentare la produzione di greggio, ma gli investimenti vengono decisi in base alla redditività. E molti Paesi stanno aumentando le tasse anche a carico delle compagnie petrolifere. Purtroppo, da una prospettiva europea, possiamo solo guardare cosa succede nei Paesi emergenti e regolarci di conseguenza.

Che ruolo ha la speculazione nel guidare i prezzi?

Le premesse per un rally ci sono a prescindere dalla speculazione. Il mercato è in una condizione di stress: la produzione cresce poco e in più sono venute meno le forniture dalla Libia, mentre la domanda in Asia ha un ritmo di crescita folle.

Quanta responsabilità ha invece l'Opec?

I membri dell'Opec hanno la stessa responsbilità di qualsiasi altro Paese: devono pensare ai loro cittadini, ai loro obblighi interni. Stanno facendo quel che è bene per loro. E comunque non tutti sono in grado di fare qualcosa: pochi hanno un eccesso di capacità produttiva.

Fonte www.sole24ore.com
15 giugno 2011

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